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Opera digitale tra regole e mercato. Prosperetti, Nicita. Copyright all’Isimm

Il tema del copyright nell’epoca di internet sta finalmente decollando per entrare in un nuovo contesto concettuale. Non più soltanto questioni di principio e “muro contro muro”, ma innovazione, adattamento, riconcettualizzazione. Antonio Nicita, commissario Agcom, ha contribuito in modo decisivo alla discussione sul copyright ieri all’Isimm, Roma, nel corso della presentazione del libro di Eugenio Prosperetti: “L’opera digitale tra regole e mercato“.

libro_prosperettiIl libro di Prosperetti imposta il problema spiegando come l’opera digitale sia caratterizzata su internet dall’assenza di supporto, il che la differenzia dalle altre opere il cui supporto è anche una sorta di implicita protezione del copyright (in generale, per esempio, se non compri il giornale di carta non accedi agli articoli). E come la questione della protezione del copyright si sia spostata per qualche tempo verso la questione del controllo dell’accesso. Mettendo in luce il fatto che questo rende obbligatorio incrociare l’argomento del diritto di copyright con l’argomento del mercato nel quale l’opera viene scambiata.

Nicita è fondamentalmente d’accordo. E aggiunge argomenti. Se nell’internet l’opera è priva di supporto allora si può fruire non solo di tutta l’opera ma anche di un pezzo dell’opera. E trattandola in questo modo si possono creare nuovi mercati che vanno pensati come tali. L’azione di una piattaforma che viola sistematicamente e massicciamente il copyright si traduce in una distorsione del mercato originario dell’opera. Ma lo scambio di pezzi di opera può essere collegato alla nascita di un nuovo mercato che offre al consumatore una nuova opportunità: il diritto del consumatore in questo caso potrebbe prevalere sul diritto di copyright su un pezzo di opera.

Nicita osserva che nel nuovo contesto i mercati e gli usi delle opere cambiano continuamente ed è difficile che i nuovi operatori possano chiedere il permesso a tutti gli interessati preesistenti. Sicché la regola generale potrebbe passare dalla centralità delle property rules alla centralità delle liability rules: le regole che garantiscono la proprietà tendono a impedire qualunque novità, mentre le regole che incentivano la negoziazione della proprietà per vari utilizzi consentono l’innovazione.

E’ chiaro che occorre arrivare a un bilanciamento dei vari diritti: espressione, copyright, rielaborazione, innovazione, convenienza del consumatore… Ne ha parlato anche Marilisa Cesaro di Vodafone. Ed è chiaro che questo spinge a pensare che sebbene il diritto di copyright sia un principio non negoziabile, come dice Gina Nieri di Mediaset, l’applicazione nella realtà sia continuamente negoziabile.

Commentando la nuova regolamentazione del ruolo dell’Agcom in materia Giuseppe Cerbone, Ansa, ha detto che è positiva, anche se il costo di difendere il copyright per gli editori è comunque alto. E positivo è anche il commento di Marco Valentini, di Sky. Mentre più sfumata per ovvie ragioni è la posizione di Antongiulio Lombardi, H3G, e Luigi Mechilli di Wind. Critico invece Paolo Nuti, Aiip, secondo il quale il controllo antipirateria rischia di avvenire in modo tale da imporre una sorta di ispezione profonda dei pacchetti di dati che viaggiano in internet che potrebbe rivelarsi incostituzionale (articolo 15: “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge”).

Enzo Mazza, Fimi, ha spiegato come l’innovazione nella negoziazione del copyright nel mondo della musica stia generando forme di business nuove. Per esempio, se un brano è usato da un consumatore per arricchire un video personale pubblicato su YouTube e se quel video ha molto successo, l’etichetta può scegliere di lasciarlo circolare liberamente aggiudicandosi una parte dei proventi pubblicitari. C’è una fioritura di opportunità in questo senso, nella linea suggerita appunto da Nicita, che sta portando il settore della musica a crescere finalmente dopo tanto tempo. Il muro contro muro ha fatto il suo tempo: era una sconfitta per tutti quando le etichette facevano causa al loro pubblico. L’innovazione produce crescita e nuove idee creative per i musicisti, gli editori e i consumatori.

Giorgia Abeltino di Google suggerisce che l’autoregolamentazione è la soluzione maestra e, da quanto ho capito, che l’iper-regolazione a protezione del copyright è un rischio per la creatività. In realtà, il punto è proprio comprendere il mercato. In rete, il valore è nel traffico, dice, e il punto è immaginare e realizzare nuovi modelli di business.

Innocenzo Genna, Euroispa, ha sottolineato come Bruxelles si occuperà seriamente di copyright con la prossima Commissione. E ha ricordato come nel frattempo sia uscita una decisione che mette in discussione la libertà di link (un commento). A questo proposito, Stefano Quintarelli ha chiosato, dicendo che se il link è una comunicazione di un’opera, il link raccorciato per la condivisione è un’opera derivata…

Su questo si crea un labirinto mentale senza uscita sensata, secondo me. La url è un indirizzo. Il link (cioè la url con il comando html che inizia con a href ecc ecc…) è un’applicazione di un linguaggio usato gratuitamente da tutti per scrivere in rete che facilita il raggiungimento di quell’indirizzo. Non toglie nulla all’opera, ma si limita ad indicare dove si trova quell’opera. Se la pagina è protetta da un paywall, del resto, seguendo il link si arriva di solito al paywall non alla pagina… Vabbè. In effetti, tra i link citati qui sotto – senza previa richiesta di permesso – alcuni portano a post tranquillizzanti. E meno male.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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