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Il web è un insieme di nodi collegati. Linkare è vitale per il web. Chi taglia il collegamento a suon di copyright vuole trasformare il web in una tv via cavo

L’incredibile massa di difficoltà che i giuristi del copyright stanno affastellando sulla schiena degli internettiani è difficilmente sostenibile. La discussione recente sulla relazione tra link e copyright è parte di quella catasta di pesanti complicazioni. La storia si legge bene su radiobruxelleslibera.

Il punto riguardava un problema specifico. Ma il tema generale agli occhi di un ingenuo del diritto come chi scrive questo blog era il seguente: la url di un sito è soggetta a copyright? si deve chiedere il permesso per linkare una pagina web? è un diritto valido solo se la pagina web è pubblica o anche quando è accessibile a pagamento?

Se si deve chiedere il permesso per linkare qualcosa che sia soggetto a copyright e sia pubblicato in rete in modo che sia accessibile liberamente si aggiunge una difficoltà in più allo sviluppo del web che non serve né a chi pubblica (che evidentemente spera di essere letto) né tantomeno a chi linka (che pensa di agire in funzione di un riconoscimento dell’importanza della pagina linkata). L’intera storia del pagerank di Google si basa su questo assunto. Se esiste un detentore di copyright che pubblica pagine liberamente accessibil e non vuole che altri le linkino vuol dire che esiste un pazzo: ogni link aumenta la rilevanza della sua pagina, può aumentare il numero di visitatori, può moltiplicare l’importanza della sua opera. Non può portare via niente al suo diritto d’autore.

Altra cosa è copiare il contenuto. Ma il link non è veramente un contenuto. È un indirizzo. Dunque è intrinsecamente qualcosa di pubblico. Non contiene nulla dell’opera: si limita a dichiarare dove si trova quell’opera. Una mappa deve chiedere il permesso per scrivere i nomi delle vie?

Se si interrompono i link e la pratica di linkare, si interrompe il web. Può essere che i detentori industriali di copyright che vengono dalla vecchia editoria sognino di riuscire a scardinare il web. Per tornare alla logica del controllo totale sulla conoscenza che pensavano di poter imporre nell’èra del Cartaceo e dell’Analogico. Ma quel tempo è passato. Il sistema giuridico può anche prestarsi alle loro confuse lobby. Ma in questo modo si allontanerà ulteriormente dalla realtà. Imho.

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  • Secondo me in alcuni casi linkare dovrebbe essere reato. Se un sito link a una pagina web, la cui presenza sul Web costituisce reato nel paese in il cui tale sito é hostato, e lo fá sapendolo, allora tali linkaggio dovrebbe anch’esso essere illegale.

  • Certo che questa cosa sarebbe veramente un delirio. Qual è la logica che ci sta dietro? Sul web, il link è come una citazione su una pubblicazione scientifica o su un libro: con la citazione io rimando a un contenuto, ma questo contenuto non lo sto mica ripubblicando! E allora cosa dovremmo fare, vincolare chi cita un autore su una pubblicazione scientifica a pagare i diritti alla rivista su cui quell’articolo è pubblicato? Ma per favore!

    • Davide. Se cito un manuale pratico di pedofilia su un libri non lo stó ripubblicando. Se invece lo linko dal mio blog sapendo che è un pagina con contenuti illegali e non lo faccio per segnalarne l’illegalitá, ma per promuoverne la consultazione (a qualunque fine), allora ècome se lo ripubblicsssi.

      • Rufo, per la verità il mio commento non era riferito a quello che hai scritto tu ma direttamente al contenuto del post, non volevo creare questo fraintendimento, scusa.
        In ogni caso, sollevi un problema che andrebbe affrontato. Personalmente non sono del tutto d’accordo con te. Se io cito un libro che tratta di pedofilia sulla carta stampata, poi il mio lettore può andare a cercarselo e leggerlo. Se linko un post che tratta di pedofilia sul web faccio la stessa cosa: rimando il lettore al contenuto. Quello che cambia è l’IMMEDIATEZZA: a partire dalla citazione sulla carta devo andare a rovistare in qualche biblioteca, mentre a partire da un link posso accedere al contenuto con più facilità, senza dover passare per un motore di ricerca. Non sto ripubblicando ma sto velocizzando l’accesso a informazioni che comunque sarebbero ugualmente accessibili tramite ricerca wul web.
        Che poi, per la verità, il problema non dovrebbe neanche porsi perché contenuti illegali come quelli pedo-pornografici dovrebbero essere direttamente oscurati in modo che, link o non link, la pagina non sia accessibile.

        • Davide, non é solo una questione di immediatezza. Se io cito tale libro illegale in un articolo e tale libro é illegale, non stò aiutando il lettore a fornirsene una una copia. Se invece, in un articolo online, fornisco un link a copia digitale di tale libro (disponibile online illegalmente, nel paese dell’articolo), é come se, nello scenario cartaceo, allegassi tale libro illegale in annesso cartaceo all’articolo oppure dicessi al lettore come e dove procurarsi facilmente una copia di tale libro illegale. Cosa che sarebbe illegale, e giustamente così.

  • Luca,

    ho l’impressione – come spiega anche il pezzo che link in apertura – che la questione sia un po’ più sfumata. Intanto nel concreto la Corte ha stabilito che il link poteva essere messo senza chiedere il permesso. Poi ha anche affermato che linkare sia “un atto di comunicazione” e in questo senso potrebbe dar luogo a richiami in base al diritto d’autore (come se io comprassi un disco legalmente e poi lo trasmettessi per radio senza averne acquistato le licenze di trasmissione). Da quel che sembra di capire, però, la “trasmissione via link” sarebbe sanzionabile solo se fosse utilizzata per circumvenire le difese messe in atto dal detentore dei diritti. Cioè se non “allarga il mercato”.

    La conseguenza è che se una cosa è pubblicata sul web e ha quindi un mercato potenzialmente universale, un link sullo stesso web è perfettamente legale.

    Resta – invece – oscura la questione relativa al link a una pagina web aperta che contenga materiale in violazione del diritto d’autore. E’, più o meno, la questione aperta con il regolamento AgCom di prossima applicazione.

    Sul piano personale sono contrario a visioni “riduzionistiche” del link. Il link, come è ovvio, è parte integrante – direi addirittura fondante della scrittura ipertestuale. Il suo uso o non uso è una consapevole scelta editoriale e deve essere difesa in quanto tale. Per questo ritengo pericolose tutte le norme e le sentenze che ipotizzano un giudizio di legalità sul link: non solo perché si eliminerebbe così l’intera struttura del web, ma perché si accetterebbe un intervento sulla libertà di espressione. Censurare un link è come censurare una parola, una frase, un articolo o un libro.

  • Correzione:

    Da quel che sembra di capire, però, la “trasmissione via link” sarebbe sanzionabile solo se fosse utilizzata per circumvenire le difese messe in atto dal detentore dei diritti. Cioè se “allarga il mercato”. [se allarga il mercato, non se non allarga…]

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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