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Big data all’europea. Partita aperta. Perché no?

Il megamondo dei Big Data è ampio come internet e forse oltre. Motori di ricerca, social network, pubbliche amministrazioni, sistemi di pagamento, trasporti… Molte piattaforme e aziende generano Big Data. Le strutture che più li sfruttano sono americane, russe, probabilmente cinesi. E gli europei?

Chi pensa che i treni sono già partiti e che la questione sia chiusa per gli europei ha probabilmente ragione se non si cambiano le regole del gioco. Ma se si formano nuovi contesti competitivi, la conclusione può essere diversa.

Dino Pedreschi e il suo gruppo di Pisa credono nella possibilità di creare piattaforme che generino Big Data dotati di una forma di privacy by design.

Nei motori di ricerca, le novità non cessano di manifestarsi. Proprio a partire da questo concetto della privacy by design. DuckDuck per esempio sta crescendo sulla base della promessa di consentire una navigazione anonima, garantendo la privacy. E la stessa promessa è caratteristica di iStella che aggiunge una funzione di ricerca in profondità per il mondo web italiano. I numeri di iStella stanno crescendo a giudicare da quanto afferma l’azienda. Intanto, Blippex, nata a Berlino propone un motore di ricerca organizzato in modo nuovo: fanatici della privacy, i fondatori When Kossatz e Gerald Baeck, hanno concepito un sistema per valutare la rilevanza che non si basa sui link in entrata verso le pagine ma sul tempo che gli utenti passano sulle pagine, posto che tutto è totalmente anonimizzato (vedi Quartz).

Questi nuovi motori crescono nelle “nicchie ecologiche” che l’ecosistema sviluppato intorno alla logica di Google ha lasciato scoperte. Si tratta dei luoghi della rete nei quali vivono persone attente alla privacy. Andranno lontano? La risposta è complessa. Ma un fatto è chiaro: non è impossibile.

In realtà, tutti sono attenti alla privacy. Ma la comodità e qualità del servizio di Google e delle altre piattaforme che registrano il comportamento dei singoli utenti è tale che le persone accettano di cedere privacy pur di ottenere il servizio. Se avessero un’alternativa altrettanto valida e che garantisce la privacy la userebbero: o almeno una quota di utenti la userebbe. Creando uno spazio nuovo di sviluppo per la rete che generebbe Big Data attenti alla privacy by design.

Analogamente si possono immaginare nuove piattaforme social che abbiano caratteristiche simili.

La rete – almeno la rete neutrale – è un luogo nel quale chiunque abbia un’idea può proporla. Sperando che sia adottata. L’unica cosa che non si deve fare in rete è pensare che la storia sia finita e che non ci sia più nulla da fare. I problemi emergenti in rete sono sempre opportunità per fare qualcosa di meglio.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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