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Google schernisce il tema “alto” della pubblicità di brand

Si diceva: la pubblicità su Google è accettata dagli utenti perché resta nel flusso delle loro attività senza interromperle e, nei casi migliori, addirittura arricchendole con informazioni contestualizzate. Per questo è una pubblicità operativa, promozionale, commerciale.

E si diceva anche: la pubblicità che costruisce e sostiene i brand, invece, resta un tema adatto ad altri concessionari che possono collegare i marchi a contesti capaci di arricchirne il senso. Per questo continuerà a esistere la pubblicità sui giornali o in televisione.

Ma la Bbc racconta una storia che fa riflettere su quest’ultimo punto. Google ha deciso di chiamare la prossima versione di Android con il nome KitKat. Lo ha deciso come per gioco. Lo ha proposto alla Nestlè. Le due aziende si sono accordate in 24 ore.

Ci si domanderà: quanto hanno pagato quelli della Nestlè? In fondo è un’operazione di branding globale di straordinario impatto. Ebbene: non pagano niente. E’ un’azione gratuita da entrambe le parti. Una mossa ironica e – nelle intenzioni – simpatica: niente di più.

La pubblicità di brand cerca nuove strade. Ma Google ne ha appena esemplificata una che taglia la strada a chi spera di recuperare budget con operazioni creative, in un mercato in contrazione. Google va avanti, attrae budget, si permette di fare operazioni di enorme valore a zero costo anche per un gigante come la Nestlè. Chi compete con il gigante americano è avvertito: sarà molto, molto dura. Qualcuno protesterà perché questo è dumping. Probabilmente è un’accusa indimostrabile e che dimostra poco senso dello spirito: ma sarebbe bello sapere che cosa ne pensano i commentatori…

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  • tocchi giustamente un tema poco affrontato dal web entusiasmo generale,
    so come si fa una campagna google adwords e so quanto possa essere mirata un’inserzione, tuttavia da quando mia figlia di 3 anni vede la pimpa su youtube mi sono reso conto che Google per vendere impression le manda allegramente banner di film di fantascienza o roboanti spot assolutamente non adatti, che devo correre a stoppare.

    web is web ma business is business,
    la favola del grande benefattore incanta ancora molti ma spero sempre meno, fai bene a parlare fuori dal coro ciao

  • Anche io come Rufo Guerreschi non capisco il perchè ci si debba sorprendere:

    Semplicemente Nestlè ritiene di guadagnarci, e lo stesso vale per Google, e i due valori stimati da ciascuno coincidono. Di conseguenza, manovra senza scambio in denaro. Kitkat è un brand classico, e così pure Google.
    Peccato perchè magari poteva farlo la Ferrero se lo chiamavano Nutella….

    Forse la Ferrero potrebbe proporsi a Yahoo… Forse questo le sarà servito ( http://www.huffingtonpost.com/2013/05/17/sara-rosso-nutella-cease-and-desist_n_3294733.html ) a capire.

    Chissà come sarà la background picture di default di Android KitKat. Rossa e Bianca e cioccolato?
    E gli effetti audio? Magari l’accordo prevede possibili extra su questo fronte…

    O magari ogni volta che compri un KitKat c’e’ un codice per scaricare con sconto da Google play…

    Le vie della rete sono tante.
    Molte da inventare.

    Marco

  • Luca,
    la preoccupazione sulle politiche antidumping è corretta.
    Esse purtroppo sono state pensate nel Novecento per imporre dazi alle importazioni, in sostanza, cercavano di prevenire la discriminazione di prezzi tra i mercati. Ed era anche più semplice fare i controlli, perché il mercato era più lento a cambiare.
    Ora con queste politiche non si riescono ad arginare comportamenti predatori –all’interno del proprio mercato.
    Quando nel passato si ravvedevano le condizioni di cartello o monopolio erano i consumatori che protestavano per il prezzo dei prodotti.

    Invece, con gli odierni servizi digitali, di solito i consumatori non protestano perché man mano che la qualità media aumenta i prezzi scendono.
    Chi si lamenta sono i concorrenti, che non riescono a sopravvivere dietro i colossi globali che, con l’effetto rete, il lock-in, e i ritorni crescenti monopolizzano il mercato.

    La preoccupazione c’è, ma manifesterà i suoi effetti nel lungo periodo. Solo allora ci sarà consapevolezza per un intervento-ammodernamento legislativo.

    • Ma perchè dumping?

      Ciò che Google da a Nestlè semplicemente ha valore ritenuto coincidente con ciò che Nestlè da a Google.
      Semplicemente le due fatture si elidono.

      Altre forme di brand awareness building hanno altre logiche, come l’advertising in TV o nei film.

      Io questa la vedo esattamente come la Ferrari o la Lamborghini che prestano il loro brand a un profumo, solo che è bidirezionale. Cross-Branding reciproco.

      Marco

  • Bisognerebbe capire, come commentavo anche da Marco Massarotto, che tipo di accordo c’è dietro per urlare al dumping. Sicuramente è stata una mossa intelligente da parte di entrambi che forse verrà intrapresa anche da altri aprendo nuove frontiere del co-marketing perchè finalmente c’è un precedente.

    Meglio una operazione del genere, per altro creativa, che la pubblicità sui giornali alla quale siamo abituati (per non parlare delle sponsored news).

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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