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Washington Trust

Una chiosa sulla lettera di Jeff Bezos sulla sua decisione di acquistare la Washington Post.

A un certo punto dice:

The values of The Post do not need changing. The paper’s duty will remain to its readers and not to the private interests of its owners. We will continue to follow the truth wherever it leads, and we’ll work hard not to make mistakes. When we do, we will own up to them quickly and completely.

E’ un passaggio che a mente fredda fa pensare a come si ascoltano e si interpretano frasi del genere in diversi contesti.

Fosse successo in Italia, per esempio, forse l’ascolto di una frase del genere verrebbe ammorbato di cinismo. E probabilmente non senza motivo.

Sicché perderemmo la bellezza e l’eleganza di una affermazione fondamentale sui valori del giornalismo, l’ingenuità di ritenerli possibili, la speranza di poterli affermare e sviluppare. Senza questi momenti in cui si ha fiducia, non si può innovare ciò che va innovato e distinguerlo da ciò che deve restare.

E’ bello sapere però che da qualche parte nel mondo anche un miliardario può scrivere una frase del genere ed essere ritenuto innocente fino alla prova del contrario. Sapendo che quando dovesse arrivare, quella prova del contrario, la fiducia in lui sarebbe irrimediabilmente compromessa. Sapendo dunque che lui, proprio lui, si prende una responsabilità: e rischia i suoi soldi, la sua credibilità, la sua reputazione. Nessuno, in America, è tanto sciocco da non vedere il rischio che Bezos si prende su tutta la linea. Ma molti, almeno all’inizio, gli offrono un giudizio aperto perché possa avere una chance di successo.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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