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Dall’Irlanda per l’agenda digitale europea

Dublino ha messo a punto un piano per portare la banda larga a 100Mb simmetrici entro il 2016. La metà del costo sarà pagato dai cittadini e l’altra metà dallo stato e le autorità locali. Il costo per il settore pubblico sarà di 117 milioni di euro, suddivisi in tre anni, usando strumenti di credito fiscale in relazione alla tassa di proprietà (non so bene come funzioni). Il piano per la banda è pensato come una roadmap per definire il futuro digitale della città e della sua regione e favorirne l’adattamento al nuovo scenario tecnologico. Sarà accompagnato da un Digital Accelerator District per facilitare la ricerca e la collaborazione delle imprese e dei cittadini al processo. Le imprese che saranno nel distretto avranno affitti scontati del 100% per i primi tre anni. Saranno in particolare supportare le imprese che fanno uso intenso di sistemi digitali. (RTE)

Con l’Irlanda alla presidenza di turno dell’Unione Europea, Dublino è stata al centro dei lavori sull’agenda digitale europea in questi giorni con una serie di workshop con ricercatori, imrpese e altri protagonisti della costruzione del mondo digitale europeo per la European Digital Agenda Assembly. (SiliconRepublic). La convinzione generale è che il lavoro del futuro si crea intorno all’economia digitale. E in un contesto europeo con un tale livello di disoccupazione questa questione non può essere messa in secondo piano.

La Commissione si sta attrezzando per mobilizzare 100 miliardi di euro per investimenti nell’elettronica. E gli investimenti non mancano anche nelle altre componenti del business, dalle reti alle piattaforme, dalle applicazioni ai servizi e all’alfabetizzazione digitale. Neelie Kroes si dà molto da fare. E la sua strategia a favore del mercato unico digitale avanza. Pur nella consapevolezza che i problemi sono enormi, dal punto di vista sociale e politico, come ha dimostrato la storia del Datagate.

In particolare la netneutrality è giustamente un mantra della Kroes perché è la regola fondamentale che consente alla rete di essere tanto ospitale per l’innovazione e di generare così un grande insieme di opportunità:

“For one thing, we need net neutrality. Citizens must enjoy the full and open internet; start-ups and innovators must know their bright idea won’t get blocked. I will ban such behaviour: it’s unfair, untransparent, and anti-competitive. And I will safeguard net neutrality in Europe: for every European, on every device, on every network.” Wsj Inquirer

Milano, Trento, Torino, Bologna, Roma e molte altre città italiane sono dotate di competenze importanti per cogliere le opportunità offerte da questo sviluppo. La Stm è un campione nazionale nel settore, ma se si cerca tra le multinazionali tascabili e tra le imprese della meccatronica si trovano altri protagonisti dell’innovazione digitale italiana. Arduino è una tecnologia estremamente apprezzata nel mondo ed è di matrice fondamentalmente italiana. Non siamo fuori da questo mondo: ma dobbiamo sapere che questo mondo continua ad accelerare. Molte regioni e alcuni settori dello stato sono a loro volta avanzati nella produzione di servizi e applicazioni digitali di buon livello. Ma come mostra lo scoreboard l’Italia resta indietro in quasi tutti i settori dell’agenda digitale.

E l’agenda digitale italiana ha bisogno di ordine, semplificazione e collaborazione tra le componenti che la devono implementare. Gli europei ci pensano e ne discutono perché stanno realizzando risultati importanti. Gli italiani spesso ne discutono senza però riuscire ad accelerare sui risultati. È tempo di cambiare registro.

ps. Oggi buona notizia per l’avanzamento delle misure a favore delle startup innovative: “Il Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, ha individuato, con decreto di natura non regolamentare, le modalità e i criteri semplificati di accesso all’intervento del Fondo centrale di garanzia in favore delle startup innovative e degli incubatori certificati. Il decreto sarà pubblicato nei prossimi giorni sulla Gazzetta Ufficiale.”

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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