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Scenari e terrori

Il labirinto uscito dalle elezioni era temuto se non implicito nella banalità del discorso pubblico nella quale si è avvitata la campagna elettorale. Ora si discute di scenari alternativi. (E ancora manca la prospettiva).

I giochi mentali che portano a definire scenari non servono a molto, se non a ridurre la tensione dell’incertezza che si è creata:

1. Campagna elettorale infinita. Nessuno si mette d’accordo con nessuno perché da un accordo perderebbe voti nelle prossime elezioni. Il Pd non si accorda con il Pdl e nemmeno con M5S. Un governo ottiene la fiducia per via di una sorta di silenzio tattico dell’opposizione (a quel punto qualcuno propone di tenere il governo attuale?). Si fa il nuovo presidente col minimo sforzo (Napolitano potrebbe rifiutarsi?) e si va a nuove elezioni. Ma non avendo cambiato la legge elettorale ci si trova di fronte a una situazione simile all’attuale e si va avanti così fino a farsi veramente male.

2. Campagna elettorale annuale. Accordo Pd e Pdl. Si fa il presidente (Amato?) e poi poco o niente. Alle elezioni dopo un anno M5S stravince.

3. Eliminazione di uno dei tre. Pd riesce ad accordarsi con M5S fa presidente della repubblica, legge elettorale, legge decisa sul conflitto d’interessi, tre leggi su lavoro, energia e riconfigurazione dell’Imu in senso progressivo. Poi alle elezioni se la gioca col M5S.

4. Neotecnici. Il debito va velocemente fuori controllo, l’Europa interviene, nuovi tecnici. Rischi di rivolta. Rischi secessione. Alternative drammatiche per ogni cittadino. Tutto dipende da qualità dei tecnici chiamati al lavoro. Intanto al Parlamento si fa una cosa tipo quelle dei punti 2 o 3.

5. Scioglimento dei partiti. I partiti si spaccano quasi tutti: parte di Pd, parte di Monti, parte di M5S, parte di Pdl costituiscono la Democrazia Costituzionale, si oppongono i deputati del Partito Costituzionale Italiano da una parte e dall’altra il Movimento Stabilità Italiana, si formano altri gruppi separati ma alleati della Dc e, con l’accordo esterno del Pci fanno quello che si diceva al punto 3.

Intanto i cittadini si arrangiano, come hanno sempre fatto. Nel frattempo, inaspettatamente, alcuni tra i più famosi sondaggisti si dimettono.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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