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Meno carta e più valore. Corriere, Repubblica, Sole24Ore

Una notizia di oggi, via Prima, se ben interpretata, segna il passaggio a una nuova fase del lavoro di riconfigurazione dei giornali quotidiani italiani:

MILANO (MF-DJ)– (…) procedono le manovre sul Corriere della Sera. (…) prende forma il taglio della foliazione del quotidiano: almeno quattro pagine verranno sacrificate a fronte del calo della raccolta pubblicitaria. Una mossa, scrive MF, che fara’ anche la Repubblica e, in maniera piu’ robusta (oltre 10 pagine) il Sole24Ore.

Sembrano tagli ancora limitati. Ma per l’antropologia dei quotidiani, la scelta di tagliare le pagine è un passaggio forte. All’interno dei giornali e soprattutto all’esterno, può essere compresa solo in un quadro interpretativo più ampio. Che mostri come, a fronte del taglio delle pagine, gli editori stiano attivamente pensando a migliorare i servizi digitali.

Ecco i temi in discussione:
1. La pubblicità, drasticamente diminuita, non sovvenziona più una vasta foliazione. Se non si cambia la quantità di pagine stampate, il bilancio soffre in modo drammatico. Ma se la carta costa molto, deve essere destinata alla pubblicazione di qualcosa di prezioso, essenziale. Se questo è vero, se è chiaramente vero, può bastare meno carta. Oppure il prezzo del giornale può aumentare.
2. Ne consegue che la scelta di quello che si pubblica deve essere più intelligente. Distinguendo per valore d’uso. Per quanto riguarda i notiziari, la quantità di spazio che c’è in rete deve sopperire alla scarsità di spazio che c’è su carta: e puntare su questo significa prendere coscienza del fatto che, dal punto di vista qualitativo, la rete è meglio della carta per dare notizie tempestivamente. Si tratta di un servizio da ampliare, finanziandolo con la pubblicità sul web. Per quanto riguarda gli approfondimenti, questi devono dimostrare di avere un vero valore aggiunto perché vengono offerti a pagamento, online, su tablet e smartphone, su carta.
3. La relazione tra web, app, carta va chiarita al più presto. Non è un riutilizzo degli stessi contenuti. Ma una valorizzazione dei contenuti per il pubblico che vi accede con i diversi strumenti. Facciamo delle ipotesi: i servizi a pagamento sul web sono dotati di spazio e funzioni (possono contenere documenti molto grandi, contenuti da ricercare con un motore, informazioni da elaborare con software innovativi per renderle disponibili ad altri utilizzi, possono richiamare la partecipazione attiva del pubblico, sono ricchi di video, e così via); i contenuti su carta sono offerti in una visione panoramica e arricchita delle interpretazioni che servono al dibattito; gli smartphone servono agli interstizi di tempo delle persone e alla fruizione in audio; i tablet servono alla lettura calma come quella della carta, hanno funzioni digitali più ricche come il web, servono alla condivisione, e così via.

Sono solo ipotesi. La visione è chiara. La lettura della realtà si svolge su tutto l’arco della giornata usando gli strumenti più adatti alle diverse situazioni nelle quali si trova il pubblico e in base ai diversi utilizzi che si possono fare delle notizie. La carta diventa la lettura preziosa ed essenziale. Il digitale si associa alle grandi funzioni cerebrali della memorizzazione, elaborazione e connessione con le altre persone. Questo è il nuovo ambiente dei media che servono all’informazione. Non si tornerà indietro, né a livello economico né a livello culturale. Anzi, è proprio il livello culturale che guida quello economico.

Non tutte le mosse degli editori funzioneranno. E devono costruirsi una mentalità diversa: meno radicata nell’epoca industriale dei consumi di massa e più aperta all’economia della conoscenza, nella quale la logica è sperimentale, progettuale, di servizio, di attenzione al pubblico; nella convinzione che quello che vale viene adottato dal pubblico e quello che non vale viene rifiutato o tralasciato. Per questo gli editori hanno bisogno anche di ricerca e sviluppo, di organizzazioni aperte, di capacità progettuale. E molto altro.

I giornali che riescono a conquistare una leadership culturale avranno un vantaggio strutturale, che avrà riflessi importanti anche sul piano economico.

La strada è lunga. Ma la decisione di tagliare la carta, annunciata oggi all’unisono dai diversi editori, che in questo modo forse si consolano a vicenda, è un passaggio comprensibile solo in un contesto interpretativo più ampio.

Vedi anche:
Il giornale non è la sua carta (paper, 2009)
L’alba di un nuovo giornalismo (keynote, 2010)
Cambiare pagina (libro, 2011)
Chi vuole fare il giornalista: un mestiere da innovatori (post, 2012)
I dilemmi degli editori innovatori (post, 2012)
Post Industrial Journalism. Anderson, Bell, Shirky (post, 2012)

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  • Si andrà verso giornali più snelli e verso fruizioni di news in mobilità e di documenti collegati a notizie che saranno scaricabili da internet di casa.
    La pubblicità sul web certo aumenterà ma finora almeno in Italia niente si sostiene attraverso la pubblicità sul web.Secondo me Luca il tema e’ trovare un modello economico sostenibile che permetta alle aziende editoriali di vivere il più possibile senza tagli che siano di carta o di giornalisti.Finora nessuno ha trovato la formula… Si Guarda al Guardian in Inghilterra e al WSJ che ha 700 Mila abbonati alla edizione web ma siamo in America dove abitano 300 milioni di persone. Il mercato c ‘ e anche se il daily di murdoch chiude segno che l’ipad e’ una grande invenzione ma che non è ancora una piattaforma esclusiva dove basare le notizie ma probabilmente uno degli architravi di un modello più articolato. Sembra di capire che per vivere i giornali cartacei debbano essere dei brand con un sottostante forte: l autorevolezza. In Italia repubblica corriere e sole ( ordine non è casuale) lo hanno capito. Tant e’ che si parla per RCS di fondare tutto sul sistema corriere motore immobile attorno al quale ruotano dei satelliti di carta con declinazioni online e su iPad.chissà se basterà.oggi secondo me la formula magica per fare vivere bene oggi e in futuro le aziende editoriali non è stata ancora trovata.qq

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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