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I termini delle condizioni: la volontà di chi comanda sulle nostre piattaforme

Non sono molti quelli che leggono attentamente i termini e le condizioni d’uso del software e delle piattaforme che usano anche tutti i giorni. Anzi sono pochissimi (Apogeo). Quelle pagine sono di solito lunghissime e pensate per ridurre al minimo le responsabilità dei fornitori. Ma talvolta una lettura rende più consapevoli di quello che si sta usando.

Il caso Huffington Post analizzato da Emiliano Barbagallo per Ahref è istruttivo. L’analisi è impegnativa ma i risultati dimostrano che ne vale la pena. L’aggregatore infatti, nel suo “accordo con l’utente”, si attribuisce diritti molto estesi sulle informazioni riguardanti le attività degli utenti anche quando non stanno usando il suo prodotto e sul loro sistema di relazioni sociali. Tutto esplicito e trasparente, ovviamente.

Varrebbe la pena di fare un lavoro comparativo tra questi documenti per aumentare la consapevolezza di chi usa internet sulle regole che – anche quando non le leggono – accettano navigando sulle loro piattaforme e siti preferiti. Le piattaforme internazionali si adattano naturalmente alle varie condizioni locali ma riescono a ritagliarsi spazi di vera e propria sovranità, sia nello spazio (tra una nazione e l’altra) sia nel tempo (tra un’innovazione tecnica e un’innovazione normativa).

La quantità di parole usate in questi termini e condizioni è tanto grande che se anche contengono tutte le informazioni necessarie queste vengono coperte dal rumore e dalla scarsità di tempo e attenzione degli utenti. Il lavoro cominciato ad Ahref è solo un primo contributo a un compito che diventerà sempre più importante: conoscere la volontà di chi comanda sulle nostre piattaforme. Perché su quella volontà gli utenti possono influire, se ne sono consapevoli.

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  • Proprio ieri sera a Glee dicevano che c’e8 sepmre un inizio e una fine, ma l’importante e8 quello che sta nel mezzo. Ok, non sono stati i primi a dirlo, ma e8 di ieri sera e mi sembrava la frase adatta al tuo post. Quando arriveremo alla fine, guarderemo indietro e vedremo la maggior parte delle cose che abbiamo fatto e vissuto. Qualcuna magari ci sfuggire0, ma l’importante e8 averle vissute nel momento in cui sono avvenute.Perf2, ovviamente, questo, non serve a fermare il tempo. La sensazione che vada troppo veloce e che non basti mai a fare tutto, rimane.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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