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La politica digitale come test di innovatività dei canditati

1/3. Ricapitoliamo:

Primo – Barack Obama ha dimostrato di avere un programma digitale. Questo gli ha portato voti. E finanziamenti da parte delle aziende che si basano sul digitale (vedi Sole, TechCrunch)

Secondo – La sua esperienza di innovatore, con il suo staff, nella politica digitale ha reso credibile quel suo programma. Ha vinto le elezioni del 2008 anche comunicando e finanziandosi su internet, con uno stile orientato al risultato che ha fatto scuola. Ha vinto le elezioni del 2012 anche seguendo passo passo i movimenti e gli orientamenti degli elettori attraverso l’uso sapiente dei grandi volumi di dati generati dalle piattaforme internettiane.

Da leggere:
Come un mago del baseball ha scoperto la nuova America
Goodbye Polling, Hello Big Data
Election 2012: It’s Not Facebook. It’s the Data, Stupid.

Vedi anche:
Big data politics

2/3. Ebbene:

Dove sono i politici italiani in tutto questo? Un’analisi sulle elezioni siciliane è da leggere: #EleSicilia: Twitter, le reti e la correlazione tra buzz e risultati

La maggior parte delle preoccupazioni dei politici italiani si concentra sull’uso della rete come mezzo di comunicazione. Oggi però è anche Big Data e dunque sistema di ascolto, comprensione e monitoraggio dei comportamenti. Lo capisce chi ha un orientamento non alla comunicazione ma al risultato. Inoltre, la rete sta maturando come sistema per la modernizzazione delle decisioni politiche.

Vedi alcuni post precedenti:
I temi emergenti nella riflessione sulle innovazioni possibili nella pratica politica
Personal democracy is an oxymoron
Dellai: non lasciamo la democrazia a Facebook
Rodotà: democrazia e tecnologia
L’intelligenza collettiva e la democrazia
La maturazione del rapporto tra internet e democrazia
Life long forgetting. Fabrizio Tonello: L’età dell’ignoranza

3/3. Cambio di passo:

Il governo italiano ha portato all’attenzione del paese il tema dell’agenda digitale e quello in parte collegato delle startup innovative.

Ora si preparano le elezioni dell’anno prossimo. Un cambio di passo è atteso e necessario. Matteo Renzi comincia così:

Venerdì 9 alle ore 11.00 a Roma nasce il comitato digitale per Matteo Renzi. L’incontro si svolgerà nella sede del nuovo coordinamento nazionale di Piazza delle Cinque Lune. Il candidato premier incontrerà i promotori del comitato composto da professionisti indipendenti che hanno segnato la storia di Internet in Italia: Paolo Barberis, Frieda Brioschi, Angelo Falchetti, Peter Kruger, Salvo Mizzi, Stefano Quintarelli, Layla Pavone, Eugenio Prosperetti, Francesco Sacco. L’incontro sarà trasmesso in diretta video streaming sul sito ufficiale della campagna www.matteorenzi.it

Lorenzo Dellai, nel suo libro, aveva dimostrato una chiara comprensione del tema civico aperto dalle piattaforme digitali e delle opportunità che apre. Ne ha parlato ieri allo Sturzo.

I politici consapevoli dell’argomento non mancano, ovviamente. Paolo Gentiloni è da tempo tra questi, con Vincenzo Vita, Antonio Palmieri, Walter Vitali e altri.

Il cambio di passo è maturo. Il leader culturale emergerà tra coloro che sapranno coniugare un programma con una competenza dimostrata. E che non darà spazio alle strategie del muro di gomma che hanno frenato l’innovazione italiana fino a soffocare il paese.

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  • Grazie per la citazione!
    Da parecchi mesi ormai sostengo che i big data, il loro “vero” valore consiste nella capacità di interpretarli e di farlo con criterio. Altrimenti restano massa indistinta.
    Deve esserci un orientamento all’ascolto ma, soprattutto, alla trasformazione di quest’ultimo in nuove azioni. I cui effetti devono a loro volta essere monitorati, in un processo che non può non essere circolare.
    Come giustamente scritto, serve un orientamento al risultato.
    C’è molto da raccogliere in Italia e c’è molto da analizzare sulle azioni svolte online dai nostri politici, ma va fatto con concretezza e trasparenza.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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