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Fabio Nardelli, ventenne startupper, e il percorso di crescita di SpotAmico

Gli inserzionisti pubblicitari investono sugli editori per catturare una parte dell’attenzione che il pubblico riserva ai prodotti editoriali e trasferirla sui loro spot. Ma l’idea di Fabio Nardelli è che paghino direttamente il pubblico, attraverso la sua piattaforma SpotAmico.

In pratica, chi si iscrive a quella piattaforma riceve 14 centesimi per ogni spot che guarda (e ci sono un po’ di sistemi per controllare che effettivamente lo guardi); ne può vedere al massimo una dozzina al giorno; può guadagnare anche invitando amici a fare la stessa cosa. Gli inserzionisti pagano alla piattaforma in ragione di un listino che varia a seconda del servizio: perché, se oltre al servizio base si compra una sorta di sondaggio sulla qualità dello spot o su altre questioni connesse al prodotto pubblicizzato l’inserzionista può decidere di pagare qualcosa di più del prezzo minimo. Ne ha parlato anche il Sole. Sembra l’uovo di Colombo e in effetti lo avevano già pensato in America quelli di Varolo (Blitz).

Fabio Nardelli, 20 anni, trentino, è figlio di un imprenditore che a sua volta ha vissuto la sua vita conquistando brevetti e sicuramente è orgoglioso del ragazzo che sta cercando la sua strada nell’innovazione.

Attualmente, Spotamico vive in una sorta di disequilibrio: gli spot sono pochi – la forza vendite è ancora minuscola – ma gli iscritti crescono e si domandano quando cominceranno a guadagnare. Ci vorrebbe un partner, probabilmente, per aumentare la velocità di acquisizione di clienti. O per dare qualcosa agli iscritti anche in mancanza di un numero sufficiente di inserzionisti.

Forse alla lunga ci si domanderà anche che valore pubblicitario può avere l’esperienza di chi guarda gli spot per guadagnare. Di certo non uguale a quella degli spot che si guardano “gratis”, ma neppure priva di valore, per diversi motivi: 1. se lo spot è divertente davvero avrà comunque un effetto di brand building significativo; 2. se lo spot termina con una domanda sul prodotto, sul colore che deve avere o altro, può servire come test di mercato; 3. se lo spot è presentato online e confrontato con altre creatività per valutarne il gradimento in funzione della scelta di una successiva campagna in televisione può dare risposte importanti ai decisori aziendali.

Siamo di fronte a una start-up che ha avuto il seed familiare e che andrà avanti se troverà partner e mentor intelligenti. Fabio Nardelli ne sembra consapevole. E determinato.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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