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Città e internet – Allo IED

Il valore generato dalle persone che vedono qualcosa che altri non hanno visto e creano una soluzione che altri non hanno creato è molto grande. Potenzialmente. Il problema oggi è che quel valore creativo resta potenziale fino a che qualcuno non lo riconosce e adotta quella soluzione. Creando, insieme al creatore, la realtà. I creativi e i loro oggetti vivono se sono pensati per farsi adottare e modificare da chi li deve usare (e se alla fine sono davvero motificati e adottati). Sembra complicato solo a chi stia ancora con la testa nel passato (quando il valore era basato sui costi di fabbricazione e il design era un’aggiunta di forma alla sostanza degli oggetti). Oggi, nell’economia della conoscenza, questo modo di generare valore è centrale per il sistema. E per i ragazzi che studiano allo IED, comprendere questo cambio di paradigma significa imparare a riconoscere nuove opportunità. Ieri se n’è parlato a Roma, appunto allo IED.

La scusa era parlare della città all’epoca di internet. Ma era davvero una scusa. La città, il territorio e internet non sono più concettualmente separati. Sono parte della stessa piattaforma sulla quale si sviluppano le vite delle persone. Certo, internet ha cambiato la città attraverso i cambiamenti che ha introdotto nella vita quotidiana delle persone che vivono nella città. Internet, i telefonini e i computer, estensioni del nostro cervello, generano una popolazione capace di sviluppare modi di coordinamento in passato impensabili che diventano, apparentemente o realmente, forme di “pensiero collettivo” che in realtà sono cervelli connessi. Non sono più gli interni e gli esterni delle case a definire i luoghi dell’incontro e della privacy. Non sono più le strade a definire i tempi dell’interazione. E non c’è più un nome solo di città nella quale andare a fare fortuna.

Dove siamo? Dove andiamo? E perché? Sono le domande implicite di tutti e sono le domande esplicite dei designer.

Dove andiamo a fare fortuna? Non più necessariamente in una città, in un posto diverso da quello dove siamo. Se dentro di noi sappiamo rispondere alla domanda in altro modo: che cosa posso proporre agli altri – ovunque siano – che abbia la possibilità di essere riconosciuto e adottato? posso cominciare subito a dialogare con gli altri in modo che prima o poi mi riconoscano e mi adottino? posso dare qualcosa già oggi e poi migliorarlo nel tempo, attraverso il dialogo e la conversazione? è forse questo il mio dipartimento ricerca e sviluppo? in un contesto nuovo, si parte ponendosi domande nuove…

(Mi scuso… è finita la pila e il viaggio in treno.. devo interrompere il post…  buon lavoro agli studenti dello IED e grazie agli organizzatori …)

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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