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Neet working

I giovani Neet (not in education, emplyment, or training), in Italia, sono il 22,1% della popolazione tra i 15 e i 29 anni (Censis). Sono aumentati negli ultimi due anni nonostante il calo del numero di ragazzi che abbandonano la scuola. Quindi l’aumento dipende essenzialmente dalla diminuzione di opportunità di lavoro. È un fenomeno inaccettabile, terribile e pesantissimo.

Gli anziani e le famiglie che lavorano tengono botta e questi ragazzi neet possono sopravvivere. Ma la mancanza di prospettive che riserva loro la vita in questo momento è una condanna per tutta la società. Anche perché rende estremamente onerosa la riduzione di risorse per anziani e famiglie che devono mantenere i ragazzi che non lavorano. Una crisi potrebbe essere affrontata in modo da ridurre l’ingiustizia: in questo caso, pare proprio che non sarà colta in chiave di redistribuzione orientata alla giustizia sociale; occorre che almeno sia orientata alla giustizia intergenerazionale. Il che è un po’ più possibile.

Le misure del governo per ridurre il debito potranno essere accettate da una popolazione aizzata a respingerle solo se appariranno in grado di:
1. dimostrare che la sicurezza delle risorse che restano è più importante della quantità di risorse che si sono perse;
2. dimostrare il più presto possibile che le misure per il contenimento del debito saranno accompagnate da importanti misure per il rilancio delle attività produttive;
3. dimostrare che se ci sono spostamenti di risorse da un gruppo sociale a un altro questi vanno almeno nella direzione di aiutare i giovani (che sono senza ombra di dubbio i più penalizzati dal debito fatto dalle generazioni precedenti).

Indubbiamente queste esigenze sono difficili da soddisfare. E proprio perché sono così difficili, il fatto che a decidere siano le persone preparatissime che abbiamo al governo è confortante. Ma secondo me devono spiegare meglio, ancora meglio, quello che stanno facendo.

Non può riuscire senza che la popolazione a sua volta cominci a raccontare senza la mediazione interessata dei partiti. I partiti si stanno comportando in modo ovviamente ambiguo, tentando di accreditarsi come i migliori difensori dei loro rispettivi elettorati a difesa delle decisioni di un governo che sostengono ma dipingono come altro da loro. E l’informazione che offrono e orientata come al solito a fare paura, a fare arrabbiare e a rassicurare chi sta con loro.

Ma un’informazione corretta in questo contesto non può prescindere dall’apporto della popolazione. Se si avviasse un programma che riesca a coinvolgere i neet, per raccontare la condizione nella quale si trovano, per cercare le storie di quelli che riescono a uscire dalla loro palude, per innescare incentivi a educarsi o a sperimentare attività che li emancipino dalla tutela amorevole, necessaria eppure inibente che è loro riservata dalle famiglie, forse si avvierebbe per qualcuno di loro un percorso costruttivo. Il design del servizio va fatto al più presto. Nella speranza che possa arrivare a un livello di attenzione elevato nell’agenda collettiva che stiamo costruendo.

(Sulla scuola abbandonata ei lavoro si possono seguire e si può partecipare al lavoro che si svolge su Timu. Forse un’iniziativa disegnata proprio per i neet su Timu andrebbe lanciata. Un po’ game, un po’ stage, un po’ lavoro: in vista della creazione di nuove imprese sociali giovanili, per esempio. Vedremo).

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  • Luca, assolutamente d’accordo con te. La forza di questo governo sta nella competenza e capacità di affrontare gli enormi problemi che abbiamo accumulato, e i neet sono forse il segnale più drammatico. La sua debolezza sta nel dover contare su una politica irresponsabile (pare che nessuno c’entri con la situazione attuale).
    L’idea di usare Timu per sollevare il problema, attirando l’attenzione del governo, mi pare ottima. Anche perché sulla comunicazione questo governo ha qualche problema

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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