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Viaggi, turismo, storytelling: etourism a Trento

I viaggiatori non sono turisti. Il viaggio non è uno spostamento. È l’esperienza della possibilità di una vita diversa. È l’incontro con un’altra cultura. Quindi l’accoglienza del viaggiatore non è il servizio turistico. Ma l’incontro tra vite diverse. È talvolta uno spiazzamento, sempre una sorpresa. Il cosmopolita si sente a casa ovunque, pur mantenendo chiara consapevolezza delle proprie radici culturali. Il territorio accogliente è una casa per tutti, pur mantenendo chiara consapevolezza della propria storia. Delle storie dei suoi abitanti. Altrimenti, nell’incontro tra chi arriva e chi è in un posto, nessuno ha nulla da dire.

Il viaggiatore racconta la sua esperienza. Agli amici o al mondo. Il suo punto di vista è diverso da quello abituale di chi vive nel luogo che incontra. E il territorio accogliente a sua volta si racconta. Il mito, l’attrazione, la curiosità si alimentano di storie.

Gli studi di eTourism, un progetto di ricerca internazionale centrato all’università di Trento, ha cercato le radici del valore di quella che un tempo si poteva chiamare industria turistica nello storytelling.

Da vedere in proposito i lavori di Caspar Diederik, viaggiatore olandese che ha incontrato la Basilicata ed è rimasto a viverci. Decidendo di raccontarla. Su Storytravellers.

Pomodori Vivaldi from StoryTravelers on Vimeo.

Il cambiamento strutturale del turismo è spiegato da Umberto Martini, dell’università di Trento. Emozione, condivisione, rete, socialità, cambiano le regole del gioco nel marketing turistico, trasformandolo in una ricerca epistemologicamente diversa.

Dal punto di vista economico, un tempo si poteva immaginare che un territorio fosse monopolista delle sue risorse attrattive e che l’offerta potesse controllare il mercato. Servizi come Tripadvisor hanno invece aumentato il potere della domanda, consentendo ai turisti di confrontare prezzi e condizioni, segnalarsi esperienze, critiche e suggerimenti. La nuova relazione tra domanda e offerta in questo mercato è molto più equilibrata. E l’offerta deve fare passi in avanti nello spirito di servizio, nell’apertura all’esperienza dei viaggiatori, nella qualità della sua disponibilità al dialogo culturale. La qualità dell’offerta di servizi si dimostra anche con la qualità della narrazione. Non ci sono più target da colpire, ma persone da affascinare, con sincerità. Almeno per i territori che vogliono coinvolgere il turismo in un percorso di sviluppo verso la qualità della vita più intelligente e sostenibile. Ci saranno sempre i posti che puntano al turismo mordi e fuggi. Ma non è certo l’unica opzione disponibile.

L’accoglienza dei viaggiatori in questa ottica diventa parte di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, culturale e sociale.

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  • E chi guarda a casa sua con gli occhi di un forestiero, perchè ormai cittadino del mondo che però ha scelto di vivere dove è nato? Ne parla Vito Teti nel suo “Pietre di pane. Un’antropologia del restare”…

  • E chi invece sentendosi cittadino del mondo e avendo l’opportunità di viaggiare sceglie di rimanere nella terra d’origine guardandola con occhio da forestiero? Ne parla Vito Teti nel suo “Pietre di pane. Un’antropologia del restare”…

  • Luca, condivido ciò che hai scritto. Un territorio non deve solo impegnarsi nella costruzione dell’offerta turistica, ma deve anche valorizzarla, diffonderla e renderla sociale. Tutto questo attraverso l’attenta costruzione (o in alcuni casi ricostruzione) di storie e relazioni. Senza dimenticare la necessaria partecipazione di tutte le realtà territoriali, per creare così un’offerta credibile e reale.

  • “Il viaggio non è uno spostamento. È l’esperienza della possibilità di una vita diversa.”
    Da 25 anni lavoro nel turismo; da 25 anni cercavo di esprimere una frase così. GRAZIE Luca!

  • Lapalissiano e antroposoficamente apprezzabile nella “ricerca epistemologica”. Sposterei però nel terzo millennio le annotazioni stile “Viaggio in Italia” osservando che migliaia di turisti vanno ogni estate sulla costa di Ragusa perchè hanno visto in TV Montalbano. In Liguria ad Albenga centinaia di olandesi ci vanno solo perchè hanno visto un programma simile a “Carramba che sorpresa” lì girato. A Matera frotte di americani si aggirano tra i Sassi solo dopo aver visto The Passion of the Christ di Gibson. Brasiliani a spasso invece a Cortona in Toscana per una telenovela lì ambientata. Offerta e qualità a parte quando RyanAir è capace di aumentare del 46% la presenza di turisti in una regione – solo per aver messo un volo su Trieste – è questa da intendersi come un’azione che favorisce il “turismo mordi e fuggi” o con buona pace di tanti Destination Managers, o Professori del Turismo esperenziale, anche questi turisti possono essere interessati alla Trieste del Medioevo o all’Aquileia romana con attenzione verso il turismo sostenibile culturale e sociale?

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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