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Filog e workshop alla Digital Accademia

La Digital Accademia organizza oggi un workshop sugli attrezzi del mestiere offerti dai social network e che servono alle aziende. In questo momento sta parlando Gianluca Diegoli: il suo tema è chi sono e che cosa fanno gli utenti dei social network? La sua tesi: i consigli e il passaparola degli amici ha un’influenza molto importante sul commercio. Se i prodotti sono spesso più o meno equivalenti agli occhi degli utenti, basta una segnalazione di un amico per far propendere la scelta di consumo su un brand. Perché il passaparola è basato su relazioni personali, dunque i suoi messaggi sono accolti con fiducia ed è persistente.

Ieri c’è stato il primo filog (un filò, una chiacchierata serale) dedicato alle novità introdotte da Facebook sul profilo, l’integrazione delle applicazioni nel grafo sociale, l’evoluzione del grandissimo mondo che sta crescendo intorno alla creatura di Mark Zuckerberg. C’era Leopoldo Bianchi, responsabile Advertising & Platform di Facebook Dublin.

L’impressione è che Facebook sia concentrata sul miglioramento delle funzioni della piattaforma a favore degli sviluppatori di applicazioni. Ci sarà, come in Apple, un’approvazione preventiva delle apps. Gli utenti seguiranno più facilmente le attività degli amici con le applicazioni. Gli sviluppatori avranno la gran parte dello spazio delle pagine per attivare i loro modelli di business, comprese le inserzioni pubblicitarie autonome da quelle di Facebook. Acquisiranno le informazioni sugli utenti delle loro applicazioni sempre consultando le pagine delle statistiche offerte da Facebook stessa. Le applicazioni continueranno a farsi trovare come oggi: con inserzioni su Facebook, con link dal sito degli sviluppatori, soprattutto con le segnalazioni degli amici (niente search o elenchi…). La scarsità di informazione che deriva dalla mancanza di un modo più facile per trovare le apps valorizza il concetto generale di Facebook (segnalazioni tra amici) e forse alimenta il bisogno di promuoverle anche usando, e pagando, la piattaforma di Facebook. Tra le altre novità per le applicazioni c’è la libertà di scegliere il verbo che definisce l’azione delle persone che la usano: non più solo like, ma anche read, watch, listen e ogni altro verbo coerente…

Oggi Bianchi ha ripreso il discorso: dice che gli utenti di Facebook sono già 800 milioni (intanto il pianeta raggiungerà – si stima – lunedì i 7 miliardi di abitanti). Una persona che abbia 180 amici può arrivare all’ordine della decina di milioni di persone sul grafo sociale… L’impatto di un messaggio su Facebook è potenzialmente molto importante.

La pubblicità su Facebook è una storia che spesso parte dall’utente che racconta una cosa su un brand o diventa fan della pagina di un brand. È un’ottima idea per le aziende quella di assecondare le scelte e le preferenze rivelate dagli utenti invece di imporre la loro storia.

Tra l’altro queste scelte – grazie all’introduzione della timeline – non passano più velocemente, ma restano a lungo, sono messaggi persistenti. Meglio della televisione, in fondo, dice Bianchi. Timeline focalizza il profilo verso l’identità.

«Siamo un’azienda di 3mila persone. Siamo ancora pienamente una start up. È bello lavorarci. Per i clienti qualche volta è una frustrazione, se trovano qualche bug. Ma siamo appassionati» dice Bianchi. E in effetti, come in tutte queste imprese che nascono e crescono velocemente, ogni versione è un po’ una beta in continuo miglioramento.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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