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Cose serie, in serie, per serie – Biennale 2011

Thumbnail image for biennale2011foto.JPGAlla Biennale 2011. L’Arsenale. Non c’è modo di non restare incantati dalla bellezza dell’ambiente nel quale si sviluppano le peripezie artistiche dei curatori, delle nazioni partecipanti, delle logiche di marketing e finanziarie.

Si dimentica volentieri tutto quello che la magnifica Sarah Thornton scrive in Seven days in the Art World. La Biennale come il luogo delle feste e gli eventi che generano e rinforzano la logica della comunità che guida e subisce il mondo dell’arte. (Se ne parlava).

Si dimentica, lasciandosi andare all’ascolto delle idee di chi è chiamato a esporle. Con fiducia.

Ho visto, tra l’altro, un tema e una soluzione. Non è un’idea nuova. Ma quest’anno sembrava particolarmente ripetuta. Una serie di serie.

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Questa era al padiglione italiano. Ma non era sola. La ripetizione imposta dal contenitore.

Che dà senso a ogni elemento, in quanto si richiama con il precedente.

Si è dimostrata una soluzione molto diffusa, nell’esposizione di quest’anno.

Viene da domandarsi se non sia una soluzione fin troppo facile.

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Che consente di mettere insieme particolari del paesaggio, fisico o mentale, ciascuno dei quali sfuggirebbe all’attenzione, ma che nell’insieme si impongono all’attenzione.

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Eppure, ci si accorge che alla fine si possono guardare anche immagini non esplicitamente seriali, con la stessa attidudine.

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Il che finisce con l’essere piuttosto divertente. E può persino produrre una serie.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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