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Rim-pianti

Il Blackberry era uno strumento amato-odiato dai suoi grandi utenti, gente d’azienda che non ne poteva fare a meno per seguire in ogni momento e in ogni luogo l’andamento degli scambi di inforamzione con i colleghi, i superiori e i collaboratori.

La sua superiorità nella gestione della mail è stata indiscussa per anni. Il suo spiazzamento è arrivato per il contemporaneo emergere di due tendenze: sono nati strumenti migliori della mail per gestire certe modalità di conversazione in rete, mentre l’efficacia della mail è diminuita anche in corrispondenza con l’inflazione di messaggi cc, inutili richieste di risposta, netiquette antica che richiede a tutti di rispondere comunque… Chris Anderson di Ted si è fatto portavoce di questa questione qualche giorno fa. E di certo non è un tema che aiuti la tecnologia della Rim che ha fatto della mail il centro del suo valore.

Una discussione di ieri dimostra che intorno alla Rim, che fabbrica il Blackberry e il discusso tablet PlayBook, si stanno addensando nubi, probabilmente destinate a essere superate solo con uno sforzo di grande innovazione. Ridare smalto alla Rim, assediata dalle piattaforme nate per servire a un insieme di attività ben più variegato e divertente, come iPhone e Android, significherà probabilmente ricreare un senso specifico del Blackberry: una migliore etichetta della mail potrebbe essere il primo punto; il secondo sarà rendere più importante la sicurezza che la piattaforma della Rim continua a vantare a favore degli utenti; il terzo sarà dare al Blackberry un’impronta meno seriosa e lavorativa, forse.

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  • Il punto secondo me è: aldilà delle buone intenzioni e della road map da seguire, RIM ha il capitale umano per riuscire ad innovare a ritmo perlomeno pari a quelli di Google ed Apple? Come marchio, organizzazione aziendale e prospettive, quanto può essere capace di attrarre i migliori ingegneri del mercato? La tecnologie cambia, le idee e i talenti restano. Apple è riuscita in pochi anni a fare “esperienza” nel mondo del mobile colmando il divario con aziende che si sono occupate sempre di questo (vedi alla voce RIM e Nokia) perché è riuscita, anche grazie alla personalità di Jobs, a creare un ambiente stimolante per talentuosi ingegneri del software e dell’hardware. E lo stesso potremmo dire di Google. RIM, suo malgrado, non ha lo stesso appeal. E senza ingegneri, la vedo dura.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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