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Kant, l’iPod e l’etica della musica

Dice Umberto Eco nella sua ultima Bustina sull’Espresso che Kant non apprezzava la musica:

“Kant, lo ricordo, è stata una delle più grandi menti della storia
della filosofia, ma gli accadeva talora di dormicchiare, come ad
Omero, e di lasciarsi sfuggire delle affermazioni che ci lasciano
perplessi. Una delle più note è la condanna della musica come
arte inferiore (pronunciata nella “Critica del giudizio”) perché
disturba anche coloro che non la vogliono sentire – ed è importuna
come un profumo troppo penetrante di cui qualcuno intride il
fazzoletto, così che quando lo trae di tasca tutti ne sono
nauseati. E valga come giustificazione il fatto che forse Kant, di
musica, conosceva solo importune marcette militari che turbavano le
sue meditazioni quotidiane”.

Sicché, si può dire che l’iPod, le cuffie e la musica che si fruisce ciascuno singolarmente sono una risposta all’obiezione – discutibile – di Kant.

Evidentemente, Kant non valutava la forza aggregante della musica ascoltata insieme. Talvolta si dice lo stesso dell’uso dell’iPod.

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  • già.. 🙂 … personalmente amo profondamente la musica ma non riesco a scrivere sentendo la musica… e voi? molti amici grafici e artisti lavorano sentendo la musica… che cosa succede nelle due attività? scrivere e “disegnare” si incrociano differentemente con la musica?

  • Secondo me il senso che più impegna chi scrive, o comunque lavora con le parole, è l’udito. Chiunque scriva (o legga) qualcosa, sente il testo nella testa (no pun intended) mentre questo si va formando. Anche la musica si ascolta, ma si sovrappone a – e interferisce con – la lettura mentale. Se poi piace, aggiunge una componente di distrazione.
    Chi lavora con le immagini, invece, impegna la vista, e così il suono può essere addirittura evocativo.

Luca De Biase

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