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(a cura di)

Chi cura a mano raccolte di saggi digitali, di tweet, di feed rss e altro, nella vasta rete delle mille possibilità e punti di vista, svolte un’attività da riconoscere e valorizzare. Ne parla Maria Popova, editor di Brain Pickings.

Nella corsa tra i motori che scelgono in base ad algoritmi e i cervelli umani che scelgono in base ai loro gusti, conoscenze, velocità, punti di vista, interessi, sistemi di valutazione, relazioni e molto altro, per molto tempo hanno vinto i motori. Ma i curatori hanno oggi il loro nuovo momento di gloria. Si sono sdoganate tante nuove modalità di lettura (non solo web ma anche telefono e tablet). Le storie lunghe sono tornate di attualità (grazie al fatto che si possono mettere da parte durante la giornata e leggere con calma sull’iPad alla sera sul divano). Le forme di promozione dei singoli curatori sono diventate più sofisticate e coinvolgenti con i social network. I modi di valutare ciò che vale la pena di leggere si sono moltiplicati. E i curatori si sono aggiunti ai motori per scoprire ciò che c’è di interessante.
In principio, del resto c’era Yahoo! la cui versione originale era un’attività da curatori. Altavista fu una prima risposta automatica. Da allora Google ha introdotto una logica fondamentalmente sociale nell’algoritmo migliorando di molto i risultati automatici. Ma la complessità continua ad aver bisogno dei curatori.
Se però questi si moltiplicano, per trovarli occorre avere un motore. Ma se il motore migliora con la sempre nuova introduzione di suggerimenti a base sociale, finirà per tener conto in modo speciale del lavoro dei curatori. Del resto, mi dicono, il magico Watson dell’Ibm conta, per rispondere alla maggior parte delle domande, su quello che fanno i “curatori” delle pagine di Wikipedia.
Cura è in fondo attenzione alla qualità. La domanda di cura cresce. Potrebbe diluirsi in un’offerta a sua volta crescente. Ma si può scommettere che i migliori motori ne sapranno fare buon uso.
(Resta aperto un dibattito vagamente teorico sull’effetto complessivo delle macchine della conoscenza sulla cultura delle persone. È probabile che in generale macchine e persone crescano assieme. O peggiorino assieme. Il timore che le macchine migliorino e le persone peggiorino può forse essere reale nel breve periodo: perché è probabile che una volta peggiorate le persone, anche le macchine peggiorino. Ma le conseguenze più probabili sono differenziate: la bravura delle macchine in certe attività potrà rendere gli umani meno adatti a coltivarle, ma questo dovrebbe aprire la strada alla coltivazione di altre capacità umane… È un tema che appassiona molti: a me pare più che altro un sintomo del fatto che stiamo digerendo un’insieme di innovazioni piuttosto complesso e denso di conseguenze culturali. E nella digestione qualcosa può essere più duro da assorbire e armonizzare. Nelle reazioni teoriche e pratiche a queste innovazioni accelerate ci vuole in effetti un po’ di cura. Imho).

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  • Autori, curatori

    Ho segnalato e recensito qui un articolo interessante di Maria Popova, In a new world of informational abundance, content curation is a new kind of authorship.  La tesi dell’autrice è che la selezione  compiuta dai curatori è un lavoro che contie…

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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