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I libri citati da Bauman

Ieri a Trento, Zygmunt Bauman ha tenuto una lezione straordinaria, chiarissima, sincera. Al centro, la descrizione di una società contemporanea nella quale la misura di ogni aspirazione è il consumo, la causa delle grandi sofferenze (la fine delle risorse, l’esplosione del prezzo del cibo, la crescita inaccettabile dell’ineguaglianza) è il consumo, lo strumento che placa il dolore del senso di colpa morale dovuto alla distrazione con la quale si vivono le relazioni sociali è il consumo.

Il consumo. Il consumo che non risponde più solo ai bisogni, ma che sollecita e risponde nello stesso tempo ai desideri. Il consumo fatto per crescere all’infinito. Che agisce come una droga, crea dipendenza e soddisfa solo in dosi sempre più grandi.

Il momento della verità, però, dice Bauman, è vicino. Resta da capire, aggiunge, se arriverà per via di una tragedia o per via di una presa di consapevolezza.

Tra i suoi regali alla platea tre libri, citati nei passaggi decisivi.

Tim Jackson, Prosperity without growth: un libro che Bauman ha presentato come un vero e proprio evento culturale decisivo, concentrato sull’argomento fondamentale di come aumentare la felicità senza dipendere dalla crescita.
Elinor Ostrom, Governing the commons: come gestire le fondamentali risorse comuni in un’epoca che quasi non sa più riconoscerne il valore. (cfr. Scott London)
Hans Jonas, The imperative of responsiblity: un classico per la discussione etica nell’era della tecnologia, che tra l’altro mostra come in un mondo tanto interconnesso da ridiscutere ogni confine la nostra visione morale sia ancora quella che funzionava quando il vicinato era il principale spazio di relazione e la principale piattaforma di social networking.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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