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Facebook è meglio della tv?

Luca Massaro spera che Facebook sia meglio della tv.

I dodici milioni di italiani che si collegano a Facebook ogni giorno sono un potenziale formidabile per superare i media della solitudine. Secondo il professor Tullio De Mauro, di solito molto severo, questo gesto è una luce nel buio del crescente analfabetismo funzionale degli italiani.

E il motivo di speranza c’è. Per crescere Facebook, come Google, cercherà di incentivare la qualità. Perché troppo spam fa male a qualunque mezzo in rete.

Perché tutto questo dovrebbe riuscire? Se Facebook, come Google, e come la tv, vivono di pubblicità, perché non dovrebbero andare nella stessa direzione della tv? Con un continuo abbassamento dei costi in un contesto che – fatte le dovute eccezioni – non incentiva la capacità di generare contenuti di qualità culturale significativa? Primo, bisogna evitare di vedere tutto all’italiana: la tv tedesca o nordeuropea non ha preso la stessa spirale che ha coinvolto quella italiana. E lo spazio per i programmi di qualità è mantenuto in quei contesti anche per tenere alto il valore dell’insieme. Secondo, la rete è più libera, anche nella versione Facebook: avrà sempre molto spazio per le curiosità di consumo immediato e per le questioni più impegnative; ma come dimostra la crescita dei contenuti e degli strumenti per l’approfondimento – long stories, read later, ted e così via – la differenza la fanno le dinamiche di socialità. Se si avvia una valanga, questa cresce. E il tipo di cose delle quali si avverte più bisogno, proprio per differenza dalla tv, sono quelle nelle quali ciascuno e coinvolto ed è orgoglioso di essere coinvolto. Un filo di speranza, insomma, c’è. Va incoraggiato. Non si può imporre.

Non si può certo pretendere che il divertimento e la velocità di quello che si fa di solito su Facebook siano sostituiti da noiose articolesse digitali. Ma si può immaginare quale evoluzione potranno sviluppare le relazioni in rete. E’ sempre possibile che la ricerca immediata di visibilità continui a consigliare a molti un comportamento banale ma capace di incuriosire. Ma nel tempo emergeranno e saranno sostenute di più le iniziative che non si limitano a “incuriosire” e anzi possono “ispirare”.

La Fondazione Ahref se ne occupa con tutte le sue forze.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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