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La controversa finanza di Facebook

L’ideologia finanziaria è un po’ in crisi ultimamente. Ma il caso Facebook aggiunge un altro pezzetto di dubbi (imho).

Goldman Sachs ha comprato azioni di Facebook, che non è un’azienda quotata, per 450 milioni di dollari, più altri 50 milioni per i russi di Dst che avevano già preso una quota tempo fa. E tutti hanno pensato alla capitalizzazione virtuale che questo acquisto significava: 50 miliardi di dollari sarebbe stato il valore di Facebook se fosse stata comprata tutta a quel prezzo. La spiegazione ufficiale: alcuni venture capitalist volevano uscire e hanno venduto guadagnandoci alla Goldman che avrebbe poi guadagnando portando in borsa Facebook (evidentemente pensando che la borsa avrebbe valutato ancora di più la società).

Il dato ideologico di questa spiegazione era semplice: un’azienda non vede l’ora di andare in borsa, trovare nuovi soci, investire il ricavato in innovazione, espansione e acquisizioni; perché la finanza è strumento della crescita reale delle aziende e la abilita trovando i mezzi per realizzarla. Purtroppo, molto spesso la finanza si rivela invece autoreferenziale, ben poco attenta all’economia reale, orientata a considerare l’economia reale come un suo strumento (non il contrario). E quando si muove Goldman, vista la storia, si può spesso sospettare che questa sia l’interpretazione giusta.

Ora vengono fuori un po’ di dettagli che sembrano mettere in discussione la lettura idelogico-finanziaria dell’operazione Goldman-Facebook:
1. Facebook sta facendo tutto salvo che quello che serve per prepararsi ad andare in borsa
2. Goldman sta facendo tutto salvo che quello che serve per vendere le azioni comprate da poco in Facebook e aspettare a rivenderle quando ci sarà la quotazione
3. Una marea di investitori stanno cercando di comprare le azioni Facebook comprate da Goldman adesso, in un mercato grigio che preoccupa la Sec.

La regola è che un’azienda non quotata non ha obblighi di informare il mercato sul suo andamento aziendale. Oggi sappiamo solo che Facebook ha un fatturato stimato di 1,5-2 miliardi di dollari e non si sa quanto faccia di utili (i numeri che si trovano in giro vanno da più di qualche decina di milioni di dollari meno di 200 milioni di dollari). Significa che fattura meno di 30 centesimi di dollaro al mese per utente (meno di 4 dollari all’anno). E’ un business di volumi alti e profitti bassi e se cresce molto è essenzialmente attraverso il numero di utenti (dovesse superare, come pare, la fase iperespansiva della sua curva a “esse” e dovesse scoprire che il numero di utenti crescerà più lentamente in futuro, anche il suo valore finanziario futuro andrebbe rivisto).

La regola è anche che se hai più di 500 soci non sei più un’azienda privata normale e devi dare informazioni sul tuo business. E Facebook sta facendo di tutto per restare sotto i 500 soci: il che significa che non è pronta a dare informazioni sul suo business.

Ma il mercato delle sue azioni c’è già, anche in mancanza di informazioni. E Goldman ne approfitta. La Sec investiga. E per fortuna i risparmiatori privati sono fuori dal gioco, perché allora ci sarebbe da preoccuparsi per loro.

Facebook sta ottenendo tutto quello che le serve dalla finanza senza dare in cambio trasparenza dei suoi conti. Non ha a quanto pare bisogno dei soldi dei risparmiatori perché le basta già la sua capacità di genera cassa per ora. La mecca della borsa – con le regole che impone – non è un sogno.

Ma tutto questo è un incompetente riassunto di molto materiale informativo che sta uscendo:
Inchiesta su Facebook-Goldman
Goldman vende azioni Facebook
Commento Fortune
Commento TechCrunch
Commento Reuters
Perché non comprare Facebook, Fortune

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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