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Foreign Affairs: scollamento tra democrazia e internet

Ian Bremmer, autore di The End of the Free Market, fa parte del gruppo dei pensatori post liberisti, pragmatici, attenti alla complessità. Scrive su Foreign Affairs della relazione tra democrazia e internet. Sostenendo che la rete serve a rafforzare sia le forze favorevoli alla crescita delle democrazie sia i poteri dell’autoritarismo.

Il concetto è ormai quasi convenzionale, dopo lo spostamento di frame dovuto principalmente al famoso intervento di Evgeny Morozov sull’Iran. Evgeny aveva osservato come nel corso delle manifestazioni degli iraniani, internet aveva aiutato i manifestanti a far conoscere le loro azioni e le reazioni autoritarie della polizia a tutto il mondo, ma nello stesso tempo aveva aiutato il regime a individuare i partecipanti alla protesta e reprimerli.
Fine del discorso? Internet è una tecnologia che può essere usata da tutti. Quindi è vero che può essere usata dai democratici e dagli autoritari. Ma se non ci fosse, ci perderebbero di più i democratici o gli autoritari? In effetti si può ipotizzare che per i primi sia più insostituibile che per i secondi. Ma forse è ora di smettere questi discorsi di principio, troppo generali per poter essere davvero utili a comprendere la complessità del mondo attuale.
E’ finita l’epoca dell’ideologia ipertecno che spingeva a identificare internet con la democratizzazione del mondo. Ma è anche stanca l’epoca della in fondo facile critica di quella ideologia. Adesso si tratta di andare nel concreto. Software da usare abbastanza sicuro per chi deve comunicare liberamente, neutralità della rete, difesa da intrusioni da regimi autoritari, sono innovazioni da realizzare, alimentare, migliorare e diffondere, con attenzione ai feedback negativi: ogni innovazione chiama una risposta e va mantenuta più avanti della concorrenza, anche quando si tratta di concorrenza tra libertà e repressione.
Ma il vero problema è la costruzione di concrete reti di supporto dei libertari non violenti del mondo. E l’investimento in qualità dell’informazione, educazione, cultura. Lo sviluppo va insieme alla tolleranza, la povertà va insieme con l’ignoranza e il fondamentalismo: e lo sviluppo nell’epoca della conoscenza è fondato anche, forse soprattutto, sull’investimento in cultura.
Da questo punto di vista, dunque molto alla lontana e non ideologicamente, internet è un’occasione preziosa per migliorare la qualità della democrazia, mentre è solo uno dei tanti strumenti repressivi che possono essere usati per difendere la dittatura. Imho.

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  • Sono d’accordo mi piace. Ma lo sai che è una dichiarazione di guerra a tre quarti del mondo ? E normalmente quelli non discutono, sparano. Va bene, ma poi se ci giriamo e siamo solo noi ? E magari qualcuno ci spara pure alle spalle ?

  • C’è una cosa che secondo me non si considera.
    L’uso diverso di internet dai due fronti opposti provoca diverse entità di conseguenze. La mia sensazione è che l’uso cattivo da parte dei cattivi, rimane un uso tradizionale che non provoca grandi modifiche nel cattivo medesimo. Usa internet come fonte di conoscenze – e una forma più capillare ed efficiente di spionaggio. Questo perchè il cattivo è tale in quanto è semplicemente antagonista rispetto ai suoi nemici. Non li prende mai sul serio, non li ascolta – cerca teste da tagliare. La sua politica non cambia. Cerca dati: nomi luoghi idee eversive senza ascoltarle. Invece i buonini – noantri che usiamo internet nel circolo di una democratizzazione delle informazioni, di una democratizzazione della nostra di democrazia e degli stati che democratici non sono – usiamo internet spesso e volentieri per strutturare e acquisire conoscenze anche in proposito di chi non stiamiamo o combattiamo. Anche un avatar ci va bene, alle bisogna. E’ la strutturazione dell’informazione che cambia, e che modifica il nostro modo e i nostri pareri sulle faccende a cui ci relazioniamo. Ossia per me democratici vs fascisti finisce sempre 2 a 1.

  • Secondo me cambia l’uso delle due parti della rete. Ho la sensazione che i cattivi tendano a usarla sempre in maniera strumentale – cercano nomi, cose, idee eversive reificate, ma non leggono niente, usano internet come usavano le liste delle spie, in maniera scaltra micidiale ma riduttiva. Li democratici sono tali perchè si iscrivono in un gioco relazionale per il quale ciò che dice l’altro conta. Internet modifica allora i loro convincimenti perchè nella rete essi sono esposti alla doppia reazione chimica del dibattito e dell’acquisizione di nozioni.
    Quindi alla fine per me. Fascisti vs democratici finisce sempre 1:2.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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