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Lo strano dibattito su Wikileaks

Il dibattito che si è sviluppato recentemente intorno a Wikileaks dimostra ancora una volta che in questa fase storica si preferisce prima prendere posizione e poi razionalizzare quello che si pensa per presentarlo come se fosse basato su solidi argomenti di principio o di fatto.

Chi è a favore di Wikileaks dice: la trasparenza dell’informazione è l’unico modo per consentire alla popolazione di conoscere come si comportano i potenti, nell’economia e nella politica, e in questo modo combattere la corruzione dei governi e l’arroganza delle corporation.

Chi è contro Wikileaks dice: non è possibile che un’organizzazione poco trasparente come Wikileaks, fondata sul segreto e l’anonimato, generi davvero trasparenza; in realtà, è un nuovo centro di potere che agisce per motivi oscuri e forse addirittura discutibili.

Di certo, siamo di fronte a una questione di potere. Dal punto di vista di Wikileaks, l’anonimato delle fonti e il segreto delle forme operative dell’organizzazione sono fattori centrali di successo. Anzi, è proprio la crittografia e la capacità di gestire il segreto nelle comunicazioni tra le fonti e Wikileaks a garantire la possibiltà di rendere trasparenti le informazioni comunicate. Dal punto di vista, di chi è contro Wikileaks, tutto questo è una contraddizione insanabile che apre la strada a qualunque sospetto.

Difficile uscirne con i giochi dialettici basati su questioni di principio. E a poco serve che lo faccia Wikileaks come i suoi avversari.

In realtà, internet ha contribuito a un terremoto nei sistemi di potere che si accompagna a molti altri smottamenti che avvengono nel grande fenomeno storico della globalizzazione multipolare e multidimensionale cui assistiamo. Le grandi organizzazioni criminali e terroristiche ci sguazzano come le grandi multinazionali: escono dalle logiche delle regole locali e ne fanno un loro strumento senza troppi problemi, quando vogliono. Il potere si è spezzettato, suddiviso: tutto è più complesso di quando si poteva pensare che il potere fosse una questione essenzialmente legata ai compiti e alle prerogative della politica degli stati più o meno nazionali.

Le persone che non hanno potere, o ne hanno poco, o non si interessano di avere potere, possono pensare che il mondo del potere sia diventato più difficile per chi lo abita. Ma non se ne cureranno molto, perché non è il loro mondo. Le persone che non hanno potere sperano che i potenti che usano il potere per contribuire alla crescita della convivenza civile prevalgano sui potenti che usano il potere solo per mantenerlo e accrescerlo. Ma non faranno parte della guerra del potere. Qualche potente le vorrà strumentalizzare, con l’idelogia o la paura. E qualche potente riuscirà in questo intento. Come è sempre stato.

Ma in quest’epoca in cui la vita dei potenti è diventata un po’ più difficile, le persone che non hanno potere hanno molte possibilità per difendersi dalla strumentalizzazione. Dall’ideologia o dalla paura. Consapevolezza, cultura, informazione, collaborazione, solidarietà, scambio di idee. Iniziative. Creazione di spazi pubblici difesi dall’aggressività dei cacciatori di potere. Sono nuove possibilità per le persone che non hanno potere che internet consente di sviluppare.

Non è internet a generare la trasparenza o il suo contrario. Non è internet a salvare la democrazia o ad abbatterla. Non è internet a sostenere i criminali o a combatterli. Le persone possono usare internet per essere più liberi da chi li vuole strumentalizzarle e costruire uno spazio pubblico più solido. Ma è forse più questione di pratica che di principio.

ps. Nella pratica, quando Wikileaks ha pubblicato i famosi documenti sull’Afghanistan lo ha fatto saggiamente insieme a tre grandi testate internazionali che hanno curato la qualità della pubblicazione. La sinergia tra il giornalismo e le nuove forme con le quali l’informazione emerge in internet è possibile: e potenzialmente molto fruttosa.

I link che possono servire a comprendere questa storia sono moltissimi. Ne metto tre:
About Wikileaks
Commento Ap
Commento First Amendment Center

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  • Premetto che sono totalmente a favore di WL e le tue riflessioni sono totalmente condivisibili.
    Mi ha lasciato un po di amaro il termine saggiamente nel PS finale.
    Forse un piccolo altro PS, una righina in cui ricordare che dietro a tutto questo ci sono anche persone che vengono sacrificate sull’altare di questa supposta libertà di informazione. Citare le decine di persone che dopo la pubblicazione dei rapporti della CIA stanno rischiando la vita perchè il loro nome appare in chiaro.
    Non saprei se i genitori delle bambine seviziate e uccise in Belgio considerino “saggia” la pubblicazione degli atti processuali a stretto giro.
    Tutto bello quando si analizzano le esplosioni nucleari col telescopio, tranne poi trovarsi in mezzo.

  • grazie del contributo, che empaticamente condivido… il “saggiamente” si riferiva alla scelta di condividere il lavoro di pubblicazione con redazioni esperte…

  • Volevo dirti che WL si è appoggiata si alle testate giornalistiche per la diffusione delle informazioni, creando una sinergia tra web e carta stampata. Ma gli stessi quotidiani appartengono ad editori impuri, cioè ricchi che utilizzano il giornale per fini propri specifici; quindi la tanto pubblicizzata libertà di stampa e trasparenza viene un pò meno in questo caso…

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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