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Generosità di educatori

La meravigliosa antropologia degli insegnanti e degli educatori si è confermata ieri scatenando una generosa discussione (perdono: crivendo col cellulare si è costretti a minimizzare i link) sull’efficacia educativa delle ricerchine scolastiche nell’epoca del copiaincolla da internet.

Sembrano emergerne alcuni insegnamenti pratici:

1. copiare senza capire che cosa si copia non è un esercizio molto efficace dal punto di vista educativo;

2. nella nuova epoca di abbondanza di dati online gli esercizi dovrebbero essere rinnovati per sviluppare senso critico, capacità di confronto tra informazioni, consapevolezza della qualità delle fonti, ecc

3. internet è una ricchezza culturale tale che puó diventare ingestibile e, paradossalmente, eccessiva in chi non abbia fatto un percorso educativo orientato ad apprezzarla invece che darla per scontata (la ricchezza è tale se la riconosci per il suo valore e sai usarla nella giusta misura; ma se non sai quanto vale, che fatica sia costata e quanto sia facile disperderla, non è ricchezza ma banale e temporanea abbondanza).. Difendere e contribuire alla conoscenza comune in rete dipende da quanto se ne sa comprendere il valore.. L’ecologia della rete chiede consapevolezza, che è una risorsa scarsa..

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  • Magari fosse tutto quì il problema della scuola. E’ un sistema che non regge più, serve solo a plagiare menti non pensanti per la società attuale, di cui la scuola è un ritratto perfetto. Preferenze, argomenti sterili, insegnanti che non sanno insegnare, prof di religione che fanno propaganda, dovrebbe essere chiusa completamente. I giovani non potrebbero che guadagnarci.

  • A proposito del punto 3, vorrei sottoporvi queste considerazioni del filosofo Massimo Cacciari: “Internet corre il rischio della ridondanza, ovviamente. Tutte le notizie tendono a disporsi sullo stesso piano, sullo stesso livello, ad essere equivalenti. È impossibile ricavare una precisa gerarchia, dalle informazioni che vengono date. Tutto ciò non significa che sia “chiacchiera”. Internet per sua natura tende ad equiparare, a rendere equivalente la cosa importantissima e la chiacchiera, quindi obbliga ad una selezione critica da parte nostra ancora più forte di quanto non avvenisse mediante i mezzi usuali. Per usare correttamente Internet sarebbe necessario un pubblico ancora più consapevole, ancora più formato criticamente di quanto non fosse il pubblico tradizionale. E questa è secondo me una perfetta utopia. Quindi penso che, realisticamente, avremo di certo un accesso all’informazione assolutamente incomparabile rispetto al passato, ma che sapremo sempre meno farne uso critico, consapevole. E bisogna rendersi conto del fatto che questo probabilmente è il nostro destino, perché si tratta d’un processo assolutamente immanente a questa tecnica.”

  • La problematica della gerarchizzazione non può più esser ricondotta alla causa descrittiva indicata da Cacciari. E’ un problema infatti che dovrebbe esser inquadrato definendo le nuove forme di autorevolezza e preminenza che internet stabilisce. Gli algoritmi dei motori di ricerca ne sono la parte più macroscopica. Poi ci sono quelle dei social network, definite con i follower, o nei contenuti con i “mi piace” e altre ancora.. Per educare alla consapevolezza è inutile partire dalla caratteristiche distintive di un mezzo rispetto ad un altro, si creano solo pregiudizi culturali. Sarebbe più utile insegnare il modo in cui si formano le gerarchizzazioni, poi entrare nel merito dei contenuti. Se un ragazzino usa facebook per abbattere i costi degli sms del cellulare e va in contatto con il nuovo guru della situazione, cosa gli può importargli se alla scuola sente dire dalle mamme che i guru veri sono quelli della televisione?
    E’indubbiamente nel riconoscimento della qualità delle fonti che inizia il percorso di consapevolezza, queste sono sempre inserite in un contesto comunicativo. La massima forma di semplificazione è l’accredito per autorità, basta conoscere l’identità della fonte e tutto è risolto. Comoda per gli adulti, da evitare il più possibile nelle scuole primarie e secondarie. All’estremo opposto c’è il percorso critico di analisi della validità di asserti, enunciati, testi e di tutte le mediazioni che li caratterizzano. La scuola nell’ultimo punto è del tutto assente.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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