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Philip Zimbardo e il senso del tempo

Via Luca vedo questa magnifica lezione di Philip Zimbardo, psicologo a Stanford, autore di Time Paradox. La lezione riguarda il “senso del tempo” nelle varie culture e le conseguenze dei diversi modi di vivere la durata storica, il tempo della vita quotidiana, la prospettiva futura. Da non perdere:

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  • Nel mio blog a http://www.gnuband.org/2010/06/15/the_secret_powers_of_time_how_to_present_effectively/
    avevo fatto un po’ di veloce ricerca sul fatto che nel siciliano manchi il tempo verbale futuro.
    Ho trovato una discussione su Wikipedia (ovviamente da verificare!) che ho tradotto in inglese nel mio blog.
    Il testo dice:
    * “IL FUTURO. Nel dialetto siciliano manca il tempo futuro dei verbi e ogni proposizione riguardante un’azione futura viene costruita al presente e il verbo si fa precedere da un avverbio di tempo (ad esempio, dumani vegnu). Asserisce in proposito Paolo Messina: Come si può interpretare (quasi filosoficamente) questa anomalia? Ecco lo spunto per un nesso fra lingua e cultura, modi di essere e di pensare. E’ la consapevolezza storica dell’esserci heideggeriano a produrre la riduzione continua del futuro a presente, all’hic et nunc, e ciò nel pieno possesso del passato ormai definitivamente acquisito. I siciliani sono padroni del tempo o, per dirla con Tomasi di Lampedusa, sono Dei. Ma essere (o ritenere di essere) padroni del tempo può voler dire dominare mentalmente la vita e la morte, avere la certezza della propria intangibilità solo nel presente, un presente che si appropria del tempo futuro per scongiurare la morte, ombra ineliminabile dell’esserci. Quello che conta è il presente. Essere e divenire, insomma, nell’ansia metafisica si fondono o si confondono.”
    😉

  • Che la lingua rifletta la cultura è un’idea totalmente priva di basi scientifiche o solide prove empiriche.
    Ovviamente i filosofi, specie continentali, ché son tecnofobi, negano, ma un qualunque linguista serio invece lo potrà confermare.

Luca De Biase

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