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Le scorie radioattive italiane non andranno nello Utah

Bizzarra notizia Ap su AbcNews. Lo Utah ha deciso che non farà più domanda per importare 20mila tonnellate di scorie radioattive dall’Italia.

Ok. Abbiamo capito che il deserto dello Utah non vuole più essere una pattumiera nucleare del mondo. Non sapevamo, però, che nei costi del nucleare italiano era compreso, ipoteticamente, anche il trasporto di 20mila tonnellate di materiale radioattivo nello Utah.

Gli esperti probabilmente non si stupiranno quanto me. Ma i costi del nucleare saranno mai trasparenti?

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  • Ma cosa c’entra la trasparenza, per le balle dei cammelli battriani !!!!! Sono diversi i Paesi che nel mondo fanno della gestione dei rifiuti e delle scorie (anche radioattive) un business (il Giappone, per citarne uno, o la Francia). Lo Utah (o meglio, un’azienda dello Utah, basta leggere The move to withdraw the import license application comes after the company announced this month that it would no longer seek to dispose of foreign nuclear waste at its disposal facility in Utah’s west desert.Instead, the company says it will try to help build and manage overseas disposal sites.) ha pensato di prendersi il business della gestione di quelle italiane, e allora ? Dove sta scritto che l’Italia aveva previsto di mandarcele ? Quante sono le amministrazioni comunali, per fare un esempio Napoli, che mandano i rifiuti urbani all’estero, in Germania ? E altro che 20000 tonnellate e basta, 20000 tonnellate al mese… evidentemente costa meno che farselo in proprio, o la Russo-Jervolino fa parte di un cricca o P29 italo-tedesca. E poi, non è vero che lo Utah non sarà più la “pattumiera nucleare”, i governatori si opponevano all’importazione di rifiuti, non all’esistenza del sito. Basta poco per colorare un notizia in un senso o nell’altro. Nei costi del nucleare c’è la voce “gestione scorie”, che può coprire un sito di stoccaggio in Italia, o un servizio all’estero. Il costo comprende tutte le voci di spesa, anche il trasporto. Sospetto che mandarle nello Utah, o dove sarà, costerà meno che costruire un sito in Italia, gestirlo e spendere in informazione per difenderlo dalle campagne di comunicazione contraria o colorita.

  • Altra informazione a colori: a quanto risulta ad alcuni esperti interpellati da Nòva il costo totale della produzione di energia nucleare non è inferiore a quello della produzione a base di petrolio, agli attuali livelli di prezzo del barile. Mentre i costi della produzione con fonti rinnovabili scendono regolarmente dal punto di vista tecnico e saranno – se non sono già – competive con il nucleare. Tenuto conto della gestione delle scorie, risulterebbe che la scelta nucleare possa anche essere strategica ma non sarebbe certo economica. Il lato strategico, a parte quello geopolitico, sarebbe questo: nessuna fonte sarà mai sufficiente a sostenere una crescita infinita della produzione e del consumo. Sicché qualche centrale sembrerebbe inevitabile. Il problema è che la crescita infinita non è un’ipotesi del tutto realistica. Mentre la spesa pubblica e privata per costruire le centrali è allettante: specialmente nel paese dei mulini a vento sardi. Quali ministri se ne occuperanno?

  • Non è una novità, la fonte più economica oggi per produrre energia elettrica è il gas. Quanto alle fonti rinnovabili, si tratta di una pia speranza non supportata da fatti. Ci sono tonnellate di studi in questo senso. Oggi con il fotovoltaico il costo di produzione dell’energia elettrica è da dieci a quindici volte il nucleare attuale. Nessuno contesta questi dati, semplicemente non li dice.
    Non penso che nessuno pensi a una crescita infinita, non ho mai visto curve di consumo asintotiche, a parte nel Club di Roma. Sul fatto che nessuna fonte sarà sufficiente (e prudente) verissimo. Ma nemmeno le rinnovabili.
    Non vedo comunque cosa c’entri con la notizia originaria.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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