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Tablet e libri: la velocità della lettura

Jakob Nielsen, uno dei massimi esperti di usabilità, riporta i risultati di uno studio secondo il quale si leggerebbe più lentamente su iPad e Kindle di quanto non si legga sui libri di carta.

Molti hanno ripreso e, spesso, criticato la notizia: Mobile-ent (non è troppo più lento), Teleread (non è uno studio definitivo), TechSpot (sempre meglio del monitor del pc), Mulley, MobilitySite (studio affrettato), MacStories (ci vogliono altri studi), AppAdvice (non è detto che la velocità di lettura sia davvero così importante), iReaderReview (abbiamo un’antica abitudine a leggere sulla carta e poca sui tablet; inoltre, su certi dati, lo studio sembra poco significativo dal punto di vista statistico). Pasteris, eBookit (lo studio segnala comunque che gli utenti sono piuttosto soddisfatti).

Non è detto che la velocità sia tutto nella lettura. Certo è una componente. Sarebbe bello vedere anche se i tablet invitano a leggere più attentamente, o aiutano a ricordare meglio quello che si legge, sia paragonandoli alla carta che paragonandoli al web. E’ vero che la carta è un’abitudine antica e il digitale no. Ed è vero che le logiche con le quali si impaginano le parole sulla carta non sono necessariamente le migliori quando si traspongono sul tablet. Ci sarà un’evoluzione.

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Altri commenti alla twittata su questo argomento dell’altro giorno:

FriendFeed

per la miseria, dateci il tempo!
Gaspar Torriero
il link corretto è http://mashable.com/2010…
alieb
like a Gaspar 🙂
roberta milano
from iPhone
forse, ma si limitano le calorie spese nel girare pagina 😛
Riccardo Cambiassi
che poi io per esempio probabilmente leggo piu ‘lento ma alla fine leggo di piu’, quindi…
massimo mantellini
io più che altro almeno ho un solo posto dove tengo i libri / note /
commenti. la mia biblioteca cartacea è stata disintegrata da qualche
trasloco di troppo
Riccardo Cambiassi

Twitter



  1. SandroMontagner
    @lucadebiase cosa abbastanza intuibile, visto che il comportamento degli occhi non è il medesimo se sta davanti a un libro o ad uno schermo.


  2. salvomizzi

    @lucadebiase dunque si assimila meglio?


  3. intermezzi

    @lucadebiase la pagina non si apre… comunque credo sia solo una questione di abitudine: d’altronde è su carta che si impara a leggere

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Romeo Bassoli

ci credo.Richiede una attenzione maggiore
sabato alle 20.06

Laura Biason

E non serviva uno studio per dirlo. Se poi vogliono farne un altro, possono verificare anche che ci si stanca prima…
sabato alle 20.10

Sara Cristaldi

ma tu sei d’accordo, luca?
sabato alle 20.17

Domenico Ferrara

Confidiamo ancora sulla carta…
sabato alle 20.20

Pietro Zanarini

io invece dall’iPad ho letto quello studio in un secondo (forse perchè quell’url mi da “Page Not Found” 🙂
sabato alle 20.22

sabato alle 20.31

Pietro Zanarini

Grazie Jack!
sabato alle 20.37

Luca De Biase

grazie jack
sabato alle 20.44

Luca De Biase

@sara : sulla carta abbiamo imparato a scrivere.. per l’ipad dobbiamo ancora imparare..
sabato alle 21.00

Sara Cristaldi

E questa e’ la cosa più challenging. Ma questo e’ il futuro dei giornali e dei giornalisti. Prima lo capiranno e meglio sara’
sabato alle 21.39

Pietro Zanarini

io però nello “slow read” non ci vedo nulla di male, anzi!
sabato alle 22.35 ·

Fiorella Buzzi

secondo
me il nodo non è come si legge, ma come si scrive. La digitalizzazione
di un testo lineare che resti tale (quindi che non diventi
ipertestuale) è un ibrido la cui efficienza, oggi, dipende
dall’efficacia del dispositivo di fruizione. La sua ricaduta è solo sul
piano della distribuzione, laddove per “testo” si intenda “prodotto
editorialeMostra tutto“.
I fatti sono due:

la digitalizzazione è un processo generale e irreversibile. Tra
l’altro, l’intera produzione editoriale è già digitale e si interrompe
solo nel momento in cui il testo, fino a quel momento immateriale,
viene “appoggiato” sulla carta (vedi Gino Roncaglia, La quarta
rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro, Laterza).

l’ipertesto è la migliore modalità di fruizione del testo in rete,
potrebbe esserlo anche in ambiente digitale offline. I testi che
funzionano in rete sono tendenzialmente brevi e soprattutto puntano ad
altri contenuti.
I prodotti su carta, invece, sono della natura più
varia. Per portarli dalla carta al digitale, e perché funzionino,
occorre prima capire quale tipo di scrittura sia più adatta alla
fruizione digitale offline. In altre parole, niente copia e incolla dal
prodotto cartaceo. IMHO, ovviamente.
Ieri alle 12.21

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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