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Televisione e internet

Appunti per un intervento alla Fondazione Cini, su “dalla televisione a internet”. 

Parlando di tecnologia dei media non ci potrebbero essere strutture più apparentemente opposte di quanto non siano internet e la televisione. La rete corrisponde alla struttura della società delle singole persone che ciascuna si esprime, si connette alle altre, cerca riconoscimento. Riflette la struttura sociale prima di poterla eventualmente modificare. La televisione corrisponde alla gerarchia della conoscenza e della narrazione pubblica: riflette la struttura del potere prima di potersi adattare alla società. È la differenza tra la dinamica top-down e la dinamica bottom-up. È la differenza tra gerarchia e rete. È la differenza tra broadcast e narrowcast. Non è la differenza tra modernità e postmodernità, tra industria e postindustria, tra moneta e gratuito: è la differenza tra il potere rassicurante della convenzione e l’influenza inquietante dell’azione.

La relazione storica tra televisione e internet non è quella del prima e del dopo. Internet è la versione informatica di relazioni molto tradizionali tra le persone, le istituzioni, le comunità. La televisione sembra resistere meglio di ogni altro elemento del sistema mediatico del secolo scorso, come ha spiegato recentemente l’Economist. Lo si comprende pensando al suo antenato: il campanile.

Il campanile è una struttura mediatica estremamente costosa che solo il potere massimo della chiesa poteva permettersi di far accettare, pagare e costruire dal gregge dei suoi fedeli sudditi. Il suo compito è quello di lanciare i messaggi fondamentali per la vita della comunità. Scandisce il tempo, riflettendo insieme le necessità operative della giornata di lavoro di ciascuno e le esigenze rituali e dunque educative della vita sociale, senza mancare di trasmettere gli allarmi e le notizie insolite ma importanti per la vita della comunità. La decodifica dei suoi messaggi avveniva in base a un pensiero convenzionale ben preciso (e stabile). Non c’era nessuna premessa di un dibattito sulla partecipazione alla produzione di messaggi da parte del pubblico.

La televisione non è stata molto diversa per i lunghi sessant’anni della sua storia. All’inizio si è inserita nel pensiero convenzionale che aiutava a decodificare i suoi messaggi. Poi, con la sua commercializzazione, ha costruito la nuova convenzione dalla quale ha fatto discendere la decodifica dei suoi nuovi messaggi, contribuendo a modificare e manipolare il pensiero collettivo in modo enorme.

Il campanile non ha però mai governato pienamente le coscienze. E nemmeno la televisione.

Altre istituzioni e altre strutture mediatiche hanno sempre reso relativo un potere che si pensava strutturalmente assoluto. La famiglia, le relazioni personali, il passaparola… Internet è stata la rivoluzione del recupero dell’autonomia della società dalla dominanza congiunturale della televisione. Ha riabilitato le persone a connettersi e riconoscersi indipendentemente dalla fiction televisiva. Non ha annullato la televisione. Ha creato una nuova dimensione della comunicazione nella quale ciò che la televisione non può fare ritrovava uno spazio. Ma internet può fare molto di più.

Il confronto è appena cominciato.

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  • La condivisione, la partecipazione e l’empatia sociale che contraddistingue il web sono fattori incontrastabili per il mezzo televisivo così com’è strutturato oggi. Uno strumento che ritengo estremamente obsoleto e che purtroppo è ancora percepito come principale mezzo di informazione dalle famiglie in questo paese.
    Credo che in una condizione ideale di assenza di digital divide il confronto non esisterebbe, l’unica speranza di sopravvivenza per la televisione sarebbe l’integrarsi con il web stesso ma a quel punto non sarebbe più televisione..

  • Caro Di Biase,
    grazie per il suo intervento di oggi a Venezia. Purtroppo il dibattito successivo non ha goduto di ottimali canali di comunicazione ma spero possa continuare su questa piattaforma.
    I paradigmi teorici che ci propone sono interessanti, soprattutto per la similitudine campanile-passaparola.
    La invito però, a questo proposito, ad ascoltare delle sollecitazioni che sono venute da una lezione di Eco qualche mese fa a Bologna; tra le varie cose, forse provocatoriamente, Eco dice: “internet rappresenta il massimo del rumore”(per rumore si intende ciò che impedisce la comunicazione), “per cui è difficilissimo arrivare all’informazione attendibile”.
    La cosa più interessante è che Eco considera proprio il mormorio, cioè il passaparola, come “unico attendibile mezzo di comunicazione” e che, però, proprio internet risulta troppo “rumorosa” per permetterci di captare il mormorio.
    Se da una parte quindi il mormorio è un fenomeno fondamentale per la comunicazione, Eco, a differenza sua, pensa proprio che internet, dove il rumore è diffusissimo, impedisca piuttosto che favorire tale fenomeno.
    Se vuole ascoltare l’originale:http://www.aperto.si.it/?p=80#more-80
    Grazie ancora per l’ascolto e a presto,
    Luca Acquarelli

  • Salve, grazie del commento. Sull’ecologia dell’attenzione e la strategia della disattenzione ho scritto questo pezzo (http://blog.debiase.com/paper/ecologia-dellattenzione.html) che mi pare possa servire a vedere come non è tanto il mezzo a fare “rumore” quanto un insieme di fenomeni, compresi quelli attuati da chi vuole “governare” attraverso il “rumore”… in generale, penso che sia molto difficile parlare di internet come di un medium poco “rumoroso” (ci mancherebbe), aggiungo però che la televisione allora è “gridata”… ma interrogandomi su quanto ci sia di specifico nella tecnologia di internet trovo che è tale da invitare chiunque veda un problema a proporre una soluzione… per questo penso che mentre la tv ha più a che fare con il potere della convenzione, internet abbia più a che fare con l’influenza dell’azione…

Luca De Biase

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