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L’agricoltura è green business

All’agricoltura conviene essere il business verde per eccellenza. Perché lo è per definizione (di colore). E lo può diventare (in orientamento ecologico) per vantaggio economico. Perché ha pienamente a che fare con la sostenibilità da tutti i tre punti di vista: ambientale, sociale, culturale. E’ il senso di un incontro a Venezia, organizzato da Coldiretti e Ambrosetti. 

Giorgio Piazza, Coldiretti: “Siamo quello mangiamo. E in tema di energia in futuro saremo quello che consumeremo. In periodo di crisi è importante parlare di futuro. E per andare avanti, probabilmente, dovremo fare anche un passo indietro. Abbiamo consumato la sostanza organica di molto nostro terreno: ora dobbiamo ripensare tutto in funzione della sostenibilità della natura, che è il bene più prezioso che abbiamo”. 
Adesso parla Luca Zaia. “Abbraccio grande per tutti alla Coldiretti. Saluto Ermete Realacci: è un po’ in difficoltà con me perché si è accorto che sono più no-global di lui… Qui in Veneto dobbiamo passare dal 5 al 17 e rotti del 2020 di energia da fonti rinnovabili… Abbiamo investito. Ora dobbiamo fare un passo in più: l’energia rinnovabile deve essere l’energia rinnovabile degli agricoltori. Non degli speculatori che fanno andare alle stelle il valore dei terreni. Non di gente che non sa nulla del terreno. Bisogna che l’impianto di energia sia installabile solo da proprietari di terreni da almeno cinque-dieci anni. E non possiamo mettere il commestibile contro il combustibile. Non va bene che il mais sia usato per fare il bioetanolo. Noi vogliamo che gli agricoltori siano i protagonisti. Perché sono i veri conduttori dei fondi. E fare agricoltura per commestibile e combustibile: cibo a chilometro zero e energia rinnovabile”.
Peter Johnston, European Task Force on Innovation and the Transition to a Green Economy (e Club di Roma): “Forse viviamo una sensazione di crisi che non avevamo sentito per anni e che ci vorranno anni per superare. Ma è chiaro che il sistema economico come è fatto ora non è sostenibile. Crisi finanziaria ed economica ed ecologica sono parti della stessa questione. Non ci sarà fiducia per investire sul futuro senza una nuova prospettiva di innovazione. Innovazione è la chiave per creare più valore e meno anidride carbonica. Si può essere frustrati per molti fatti recenti in materia di clima, ma non c’è dubbio che abbiamo distrutto l’equilibrio dell’anidride carbonica su questo pianeta. Ma se sappiamo tutto questo, perché così difficile cambiare? Perché il mondo è tanto complesso che ciascuno si sente chiuso in un piccolo angolo del sistema, persino i governi e le aziende… Abbiamo bisogno di regole, incentivi, prezzo sulle emissioni, ma anche consapevolezza, come governi, aziende e consumatori: ciascuno in realtà ha un forte impatto. Ci sono enormi opportunità di business e di risparmio nei comportamenti più consapevoli. Abbiamo bisogno migliore informazione. Soprattutto sui tre grandi utilizzi del terreno del futuro: agricoltura, energia, management immagazzinamento e sequestro dell’anidride carbonica”.
Giovanni Vincenzo Fracastoro, Politecnico di Torino: “Perché fonti rinnovabili di energia? Sostenibilità: le fonti fossili sono costi, inquinamento, geopolitica sempre più difficile. Abbiamo accordi internazionali ed europei: dobbiamo arrivare al 17 per cento in Italia entro il 2020. E poi oggi è conveniente. E infine chiaro che il sole manda molta energia sulla terra, più di quanta ce ne sia in qualunque altra riserva di energia che è sul pianeta. E stiamo vivendo un cambio di scala: ogni tre anni raddoppia la potenza eolica installata e ogni due anni raddoppia la potenza solare installata. La metà della nuova energia prodotta in Europa è da rinnovabili. Il peso delle rinnovabili è destinato a crescere velocemente”. E poi c’è Masdar ad Abu Dhabi che ospiterà 50mila persone in una città completamente rinnovabile. E il progetto Desertech che produrrà energia elettrica nel deserto del Sahara… E la geotermia che con la pompa di calore sta climatizzando le case a basso costo, mentre poi andrà anche in profondità per raccogliere il calore naturale. Grandi investimenti visionari che sono destinati a cambiare la prospettiva. I costi dell’eolico e del fotovoltaico è crollato dell’80% negli ultimi venti anni. E quindi tenderà alla parità con altre fonti. Nel Sud Italia è già quasi pari. “Teniamo peraltro conto delle esternalità: che nelle altre fonti sono molto più grandi che nelle rinnovabili come l’eolico e il solare”. Ma che cosa abbiamo davanti? “Crescendo a questo ritmo le rinnovabili potrebbero soddisfare tutta la domanda in una ventina d’anni. Ci si arriva? No perché il ritmo attuale è spinto dagli incentivi, perché senza una smart greed l’energia rinnovabile si spreca, perché la vera sostenibilità viene dal risparmio”.
Gianni Silvestrini, Kyoto Club: “La crescita delle rinnovabili è velocissima. Non ce ne accorgiamo. Ma è destinata a farsi notare. Vento, gas naturale, solare fotovoltaico fanno il 63% della nuova potenza elettrica europea. L’Italia ha sonnecchiato per molti anni. Ora velocemente recupera: l’anno scorso siamo stati secondi al mondo nel fotovoltaico nuovo. Il Veneto sta cominciando anche a produrre le tecnologie. Intanto, non c’è più solo l’Europa (guidata dalla Germania): Stati Uniti e Cina hanno schiacciato l’acceleratore. Dobbiamo pensare oltre la speculazione: occupare col fotovoltaico le ex aree industriali, le cave, le discariche non il terreno agricolo. Le aziende agricole possono integrare le entrate della produzione alimentare con quella della produzione di energia. Che dobbiamo fare? Meno incentivi, per un processo più sostenibile. Il cambiamento è epocale. Ed è un’enorme opportunità per chi ha sole e vento. Per creare un’industria e un’agricoltura che sappia confrontarsi con le sfide che ha di fronte: producendo crescita. Verde”.
Andrea Quaranta, giurista: “Dal punto di vista giuridico il tema principale riguarda la localizzazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Il legislatore non ha ancora emanato norme che salvaguardino la valorizzazione del territorio e le specificità locali in chiave di attenzione all’agricoltura. Intanto sta lavorando sugli incentivi. Con una tendenza a ridurli. Il fotovoltaico in zona agricola è stato incentivato in funzione di sostenere gli agricoltori (energia considerata attività connessa dunque agricola). Agroenergetica: biomasse che derivano da recupero di materiali vegetali residuali e da coltivazioni orientate alla produzione di energia. Il che è un problema: perché riduce lo spazio della produzione alimentare e cambia il paesaggio, rischiando la monocoltura in funzione di produzione di energia”.
Ermete Realacci, PD: “Sono per una globalizzazione dal volto umano. Il chilometro zero è una cura omeopatica contro una globalizzazione disumana. Non basta, certo. La green economy non è l’introduzione delle politiche ambientali in economia è molto di più: innovazione. Nella crisi dobbiamo difenderci dalle sue conseguenze immediate. Ma dobbiamo capire come uscirne. E la green economy è un modo per uscirne”.
Francesco Starace, Enel: “Tutte le previsioni e le stime di crescita da sempre sottostimano le fonti rinnovabili. C’è molta più crescita rinnovabile di quanto ci accorgiamo e ce ne sarà di più quanto prevediamo”.
Pierluigi Guardise (Cai), Gaetano Maccaferri (Segi), Giuseppe Liso (Area), spiegano il progetto di filiera sulle energie rinnovabili da produzione agricola che riconverte gli impianti ex zuccherifici del gruppo Maccaferri e motiva con forme economiche molto interessanti la produzione agricola di essenze adatte alla produzione di energia elettrica (girasole e cippato di pioppo): 80 mila ettari, migliaia di lavoratori, 1,5 miliardi di valore economico. “Sempre che la manovra finanziaria non lo blocchi” segnala Maccaferri.
E Giancarlo Galan, ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, risponde: “Siamo un paese arrogante e orientato a sfuggire alle responsabilità individuali. Ma se continua così finirà che diventeremo incapaci di raccontarci un futuro nel quale credere. Occorre un impegno etico. E proprio in un momento in cui in Europa si prendono decisioni che fanno diventare burocratico un tema di sanità alimentare: mi riferisco alla Nutella, naturalmente, che io difenderò sempre, almeno perché ha donato felicità a generazioni di persone. L’inquinamento, l’irresponsabilità della produzione di petrolio, che si vede nel Golfo, sono il contesto del nostro ragionamento. Occorre rivisitare le finalità anche della produzione agricola. I luoghi di consumo devono essere il più vicino possibile ai luoghi di produzione dell’energia. Snellendo la burocrazia. Concentrando i fondi per la ricerca. Aiutando le imprese agricole a trovare nuove fonti di reddito anche nell’energia. E non facendo bloccare un progetto come quello di Maccaferri. E a questo proposito ho bisogno della Coldiretti: aiutatemi, dire no a un ministro è difficile, ma dire no alla Coldiretti è molto più difficile. La produzione di fonti di energia rinnovabile delle essere compatibile con la qualità della produzione alimentare, la qualità del territorio, l’economicità dell’agricoltura. Per la valorizzazione del territorio, con filiere corte e contro le filiere lunghe”.

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  • Che l’agricoltura sia business verde “per definizione” e’ tutto da vedere… ad esempio, vedasi il disboscamento in amazzonia e non solo.

  • ovviamente è verde perché avviene in un contesto di colore verde vegetale, può non essere verde in senso ecologico… può diventare leader del movimento ecologicamente consapevole se scopre che le conviene… e almeno in italia o in europa questo potrebbe avvenire…

  • nell’intervento di Fracastoro si parla di “smart greed”.. credo si tratti di smart grid 🙂
    [mi sto chiedendo da dove arrivi il refuso…da rete intelligente ad avidità intelligente il passo non è breve!]

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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