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Olivetti torna ai pc

I nuovi notebook e netbook dell’Olivetti, fabbricati dalla Gigabyte come ha spiegato Nòva nel numero scorso (video), sono speciali per design e servizi di sicurezza e cloud, ma vorrebbero essere il preludio di uno scatto innovativo dell’azienda del gruppo Telecom Italia.

Ieri, l’amministratore delegato Patrizia Grieco ha sottolineato l’opportunità offerta dai nuovi pc per un’azienda e un gruppo che cercano di accelerare l’innovazione e aumentare la capacità di generare valore aggiunto. E ha puntato molto sulle possibilità di sviluppare anche per Olivetti un sistema di apps, tagliate però non per il consumatore ma per l’impresa, piccola in particolare.

Perché un ecosistema di apps parta occorre che il parco installato sia significativo. E perché il parco installato sia significativo occorre che ci siano delle apps attraenti. Che cosa potrebbe avviare il circolo virtuoso?

Si deve pensare ai punti di credibilità dell’iniziativa:
– i pc sono buoni e il prezzo conveniente
– i servizi sono basati su datacenter significativi (quelli della Telecom Italia sono buoni candidati a esserlo)
– il marchio è sempre attraente
– la rete di dealer e collaboratori è ancora viva e si può riattivare
– la conoscenza delle piccole imprese, nel gruppo che propone questa nuova offerta, è profonda.

I punti di debolezza sono concentrati sulla estrema competitività del settore e sulla difficoltà di trovare un equilibrio tra gli standard tecnologici che sono stati scelti per produrre l’offerta e le peculiarità tecniche che quell’offerta dovrebbe portare con sé. Inoltre, non è detto che la Telecom Italia riesca a puntare con decisione e concentrazione di sforzi su questa nuova avventura, che peraltro potrebbe effettivamente rivelarsi importante. Il valore aggiunto della vecchia telefonia è in ribasso e il nuovo valore aggiunto si può trovare proprio nell’innovazione tecnologica, preludio di innovazione nei servizi. Ma occorre focalizzazione e strategia forte, in un settore nel quale nessuno se ne sta tranquillo a guardare…

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  • Luca,
    effettivamente si tratta di un’avventura affascinante.
    Mi sembra che sia particolarmente interessante l’idea di sviluppare un sistema di Apps per la PMI, mercato nel quale Olivetti ha sempre avuto grande successo. Anzi, più che interessante la definirei quasi “condicio sine qua non”: costruire una strategia di vendita di PC in Europa nel 2010 sarebbe un’idea fallimentare, se non fosse accompagnata da un’idea di business complementare.
    L’unico altro commento che farei è che non so quanto il marchio sia ancora attraente. Non in se’, ma nel mondo dell’innovazione ICT da cui Olivetti, obiettivamente, manca da tanto tempo.
    Ciao, Fabio

  • In tutta sincerità non sono affatto convinto. O si fa l’hardware o si fanno le apps: c’è una sola azienda al mondo che riesce a fare tutte e due le cose e non è replicabile.
    Sul fronte dell’hardware, c’è un mercato talmente competitivo che mi sfugge il senso di mettere sul mercato un prodotto che è di fatto solo il rebrand di un prodotto di fascia media esistente. Finora non c’è riuscita neanche Microsoft nonostante vari tentativi.
    Sul fronte delle apps, potrebbe esserci uno spazio, ma anche qui occorre capire di cosa stiamo parlando. Escludendo la produttività personale (già ampiamente presidiata da Ms, Google e una miriade di altri attori), il segmento specifico per le PMI riguarda i gestionali. Questo segmento oggi è coperto da società come Buffetti, Zucchetti e anche il Sole 24 Ore. Davvero Telecom può aspirare a essere un player in questo settore, oggi che sta dismettendo tutta la parte di sviluppo software?
    Sicuramente c’è qualcosa che non capisco, oppure questo è un altro Cubo 😉

  • A essere precisi precisi, la Apple fa alcune applicazioni (le “apps” sono un’altra roba) per il Mac, normalmente comprandole e poi sviluppandole/facendole sviluppare (con occasionali casini di utilizzatori lasciati nell m… e upgrade obbligatori ed arbitrari puro stile IBM anni ’60). Il business model del software bundle è vecchio come il cucco ed è finito circa nel 1970, come Luca sa bene visto che ci scrisse un megaarticolo sul Sole svariati anni fa. E il motivo che è finito è che i produttori di hardware (anche Apple) non hanno più il controllo della piattaforma. Olivetti ai tempi belli dell’M-24 aveva una schiera di VAR (alcuni controllati direttamente da lei, nessuno ricorda l’O-Group ?) che sviluppavano applicazioni su PC, e poi vendeva gli M-24 con applicazione come soluzione chiavi in mano (il VAR vendeva e fatturava al cliente, l’Olivetti vendeva al VAR). Modello anch’esso antico: nessuno ricorda i vari IBM S/36-38-As/400 ? O i PDG e VAX Digital (o i Nixdorf, Honeywell, etc.) venduti dai VAR con applicazione già installata ? Quindi, se Olivetti vuole imitare Apple sull’iPhone, deve fare una piattaforma proprietaria: mi viene da ridere. In conclusione, è solo comunicazione.

  • appunto.. questo è quello che hanno detto.. e questi sono i punti di forza e debolezza.. ma ha ragione marco: le probabilità non sono alte se non c’è un chiaro visibile focalizzato sforzo del gruppo.. il bello è che niente è impossibile; il brutto è che il possibile bisofna andarselo a costruire senza se e senza ma..

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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