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Viacom v. Google… Obama v. lobby… Evasori e pirati…

Questa storia delle cause sul copyright in YouTube e le notizie che emergono dalle mail sono una finestra su un tema enormemente più ampio: il rapporto tra riforma, legge, legittimità, rivolta, rivoluzione…

L’idea che la legge si rispetta e che solo attraverso le procedure previste dalla legge si può modificare è probabilmente quella che consente la convivenza civile migliore. Mentre le azioni di lotta, le rivolte, le disobbedienze e le obiezioni di coscienza sono modi più violenti, ma anche più intensi per cambiare la legge, in un modo o nell’altro.
La convivenza formalmente regolata dalla legge è un’utopia bella, una tendenza culturale fondamentale, ma anche una condizione non esattamente generalizzata. 
Ci sono ovviamente una quantità di situazioni in cui chi viola la legge sa di avere torto e spera di non essere beccato… Ma è chiaro che ci sono decine di condizioni nelle quali chi viola la legge pensa di essere nel giusto: gli evasori fiscali di un paese nel quale si pagano molte tasse, i “pirati” del copyright in un mondo nel quale gli oligopolisti della musica approfittano troppo del loro potere, gli imprenditori che non si impegnano troppo per combattere qualche illecito pur di estendere il successo del loro prodotto – come pare sia successo a YouTube, con il benevolmente interessato assenso prima di Viacom e poi di Google – e tanti tanti altri casi… (Quintarelli ha seguito con attenzione la vicenda e va letto).
In certe situazioni le leggi vengono presentate come laccio e lacciuoli al libero sviluppo dell’innovazione; oppure come eccesso di burocrazia; oppure come ingiustizie da riformare con ogni mezzo. Lo stesso Obama sta riformando la sanità usando ovviamente la legge, ma tutto il processo è circondato da fenomeni che stanno ai confini della legge: le lobby che si comprano i deputati, i politici che promettono cose agli indecisi, le manipolazioni dell’informazione, le vere e proprie bugie…
In un momento storico di “romanticismo cinico” come l’attuale, guidato dai sentimenti forti e ingenui che si possono manipolare con i media e il populismo, dilagano quelli che sembrano seguire la loro convinzione, tentando di attuarla nonostante la legge, appellandosi a un senso di giustizia più alto o tutto loro: dai giochi pericolosi delle lobby bancarie che agiscono per i loro interessi appellandosi al mercato alle lobby dei detentori di copyright che estendono continuamente il loro territorio a scapito dei commons per poi lamentarsi dei pirati che a loro volta estendono l’illegalità nella società… dai politici che condonano a ogni pie’ sospinto le malefatte degli evasori fiscali agli imprenditori che aggirano le norme sulla privacy denunciandone l’eccesso burocratico… dai cittadini che costruiscono abusivamente ai candidati che promettono sanatorie…
Di fronte a tutte queste condizioni, in un certo senso fisiologicamente patologiche, la convivenza ha bisogno di chi ragioni. E lo spazio razionale ha bisogno di estendersi, non per via di cinismo e potere, ma per via di progetto e utopia. Il confronto è aperto. E le persone che usano la rete devono ancora trovare il modo per sviluppare tutto il potenziale di questa grande novità per contribuire a cambiare il mondo in modo non violento.
(Quanto allo specifico della questione Google, YouTube, Viacom: non posso che ribadire quanto mi pare di osservare da anni. Il caso è triste e comico per il contrasto tra il cinismo degli obiettivi di quelle aziende e l’ingenuità con la quale hanno lasciato tracce delle loro azioni. Ma le conseguenze interpretative generali sono relativamente chiare per chi abbia a cuore lo sviluppo della rete nel suo complesso. La pubblicità non potrà pagare tutto, ovviamente. Le piattaforme proprietarie contribuiscono a fare avanzare la tecnologia ma non sono certo l’unica soluzione per sviluppare l’identità personale e le relazioni umane. La finanziarizzazione delle aziende ne condiziona le scelte distorcendo gli obiettivi imprenditoriali e distraendoli dal loro progetto di servizio… Lo sviluppo equilibrato che salvaguardi i commons, gli standard pubblici, l’innovatività sociale, accanto agli interessi di organizzazioni private è una necessità fondamentale per tutti).

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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