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Il gesto di conoscere

Google Labs ha tirato fuori un nuovo modo per fare una search sui telefonini con Android. Non più solo la tastiera, e non solo la voce (la cui efficienza è sempre in dubbio). Ma la scrittura a mano di segni sul video.

L’iPad a sua volta mostrerà qualche innovazione nei gesti che si possono fare sul video per muoversi nel sistema (la mossa delle tre dita a quanto pare avrà un suo senso specifico).

L’esperienza di apprendimento che si fa con un cellulare intelligente è diversa da quella che si fa con un pc sul tavolo anche se si vanno a vedere gli stessi contenuti con il browser, perché il contesto fisico nel quale ci si trova è diverso e il movimento che si compie con il corpo non è limitato a pigiare sul tasto del mouse.

Impariamo con tutto il corpo, non solo con gli occhi e il cervello. E i
gesti che dobbiamo compiere per accedere alle informazioni fanno parte
dell’esperienza che poi ci ricordiamo.

Prendere un libro dalla
libreria o sfogliare una rivista, andare avanti e indietro nelle
pagine, strappare un foglio, o sottolineare, sono gesti che hanno a che
fare con l’apprendimento. Se l’unico modo di apprendere fosse quello di
accedere a qualunque contenuto schiacciando sempre lo stesso bottone
del mouse, avremmo un’esperienza più limitata. Va già meglio quando
invece di sottolineare prendiamo una citazione e la mettiamo su Tumblr
o Twitter. Con l’iPad potrebbe andare ancora meglio.

La memoria del gesto di archiviare le foto di carta in un album è
diversa da quella che deriva dal gesto di selezionarle tutte insieme per metterle in un colpo solo in un folder
del computer. E le nuove interfaccia dovrebbero tenerne conto. Non per tornare indietro o per fare inutile fatica. Ma per andare avanti e aggiungere esperienza. (Un post precedente).

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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