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Temi di onore e morale nei social network

La morale della tradizione cristiana e la morale laica di stampo kantiano – con qualche importante differenza – stabiliscono regole e sanzionano le infrazioni in base alla considerazione delle intenzioni di chi ha agito (dice Galimberti). E sono soprattutto orientate alle relazioni tra persone umane. “L’uomo va trattato sempre come un fine, mai come un mezzo” dice Immanuel Kant. Raramente se non per via di indicazioni spirituali si occupano di rispetto per la natura, gli animali, l’aria…

Oggi non basta più quel modo di regolarsi. O meglio: il rispetto delle persone per le altre persone dipende anche dal rispetto della natura che le ospita tutte. Emergono nuove forme di impegno morale, orientate non alle relazioni tra le persone, ma aperte anche alle relazioni delle persone verso l’umanità e il pianeta che la ospita. (Una questione posta da Isaac Asimov nella definizione dell’etica dei robot, ovviamente).
Ci sono altre aperture in vista, però. Man mano che l’umanità sviluppa nuove forme di vita, geneticamente e roboticamente, si deve porre il problema di come trattarle. Come fa Rick Deckard in Blade Runner. E come si vedrà tra breve in Surrogates.
A questo genere di problema si applica – anche se con ovvie difficoltà – la morale weberiana della responsabilità. Non delle intenzioni, ma delle conseguenze delle azioni. Hans Jonas ne ha fatto il suo cavallo di battaglia. Si è responsabili di qualcosa se è l’effetto di una nostra azione. Almeno se l’effetto era prevedibile.
La difficoltà naturalmente consiste nel fatto che la prevedibilità è spesso indecifrabile in un sistema complesso. E che ogni innovazione può generare problemi imprevedibili, generando il rischio di una sorta di paralisi dell’innovazione. A questo per ora si oppone soltanto il “principio di precauzione“. Ma abbiamo bisogno di imparare molto di più per poterlo applicare.
Che fare intanto? Un tema emergente nella sfera dei social network, che in un certo senso sono a loro volta un laboratorio per testare le forme di morale con le quali stiamo affrontando il cammino complesso che abbiamo davanti, è quello dell’onore, o della reputazione. L’onore non presuppone una specifica morale – anche se di volta in volta si applica a una morale in particolare – ma alla coerenza interiore di una persona nei confronti di quello che pensa sia il suo dovere nei confronti degli altri. È difficile parlarne, ma è importante come non mai, in un’epoca in cui le norme e il loro funzionamento sono messi in discussione da una dinamica culturale sottoposta a forti pressioni. 
L’onore è il valore più forte di un personaggio come Philip Marlowe, dice il suo autore Raymond Chandler. E ne discute Mick Hume sulla Spiked Review of Books.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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