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iPad, perché se ne parla tanto

Non cessa il profluvio di articoli e commenti sull’iPad. Perché l’intelligenza collettiva dei cercatori di opportunità deve digerirlo nella sua fattuale concretezza, dopo tanto tempo passato a immaginarne le possibili forme e funzioni. (Antonio, Guardian)

Con un punto di domanda chiaro in testa: se ne venderanno abbastanza da dare valore al mio possibile investimento, come consumatore e come sviluppatore? Già, perché sia per chi compra l’iPad sia per chi intende scrivere software da distribuire a chi compra l’iPad, il problema comune è quanto sarà grande il mondo dei possessori di iPad? Maggiore quel numero, maggiore la ricchezza di contenuti e applicazioni, maggiore il valore, migliore la possibile soddisfazione.
Il problema dell’uovo e della gallina in questo caso è facilitato dal fatto che esiste già una quantità di software per l’iPhone che verrà facilmente adattato all’iPad. E che alcuni editori di libri hanno già in cantiere la vendita di libri per l’iPad. E che i giochi andranno bene (l’idea del Monopoli con giocatori attorno a un tavolo con l’iPad in mezzo e qualche amico che gioca da un’altra città non è male…).
E per le applicazioni di base, la possibilità di leggere il web e fare la mail girellando per la casa, semplicemente connessi col wifi, il costo è davvero contenuto: 499 dollari…
E’ più facile pensare che sia un prodotto relativamente molto venduto, piuttosto che sia un totale flop. Il che rende probabile che molti scommettano su questa ipotesi e facciano software e contenuti adatti all’iPad. Il che arricchirà la piattaforma e la renderà di vero valore. Decretandone il successo. E’ più facile che decolli piuttosto che resti a terra.
Se questo è vero, vale la pena di pensare giornali da diffondere sull’iPad. Inventandone il nuovo design e pensandoli come servizi di organizzazione dell’informazione talmente interessanti da poter anche essere venduti. E’ una possibilità in più. Per chi si muove bene, con qualità e velocità, facendo ricorso a immaginazione e spirito di iniziativa. Editori tradizionali e nuovi editori sono dunque ai nastri di partenza. Dovrebbe essere divertente.

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  • La cosa non abbastanza sottolineata dell’iPad è che è un sistema chiuso! Lo spiega bene Alex Payne qui: http://al3x.net/2010/01/28/ipad.html
    A prescindere dal software, dai contenuti etc. questo è un ottimo motivo per non prenderlo nemmeno in considerazione, almeno per me.
    A lungo termine credo che anche agli editori non convenga: in una piattaforma del genere Apple ha troppo troppo potere.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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