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Che cos’è un magazine? Un giornale periodico? Davvero?

Che cos’è un magazine? E’ la domanda che regge un bell’articolo di Virginia Heffernan sul New York Times.

Che cos’è un magazine? Un giornale periodico? Un giornale che esce raramente? Ma è possibile a confronto con le possibilità offerte da internet? Certo che lo è.

Il problema fa ripensare al progetto di Panorama Online, nel 1995. Si tratta di capire le possibilità offerte dalla rete. Ma soprattutto, sopra ogni altra cosa, si tratta di discutere dell’identità di un giornale, di una redazione, di un pubblico. Monocle riesce a dichiararsi in modo molto forte da questo punto di vista. E non ha paura di essere troppo poco internettiano: lo è il suo giusto. Non è bello quel che è bello ma quel che piace. E l’Economist dimostra che una saggia relazione tra internet e periodico settimanale è assolutamente coltivabile.

Tutte cose note. Ma l’articolo sottolinea finalmente un punto importante: il tema non è il rapporto tra internet e la carta; il tema è il rapporto tra internet e il tempo dei lettori. Internet libera chi scrive dalle costrizioni industriali della carta e consente di scrivere direttamente sul tempo delle persone.

Tutto questo sdogana molte soluzioni che il conservatorismo editoriale e l’integralismo digitale sembravano escludere dieci anni fa. La varietà di soluzioni diverse è probabilmente la regola dello sviluppo dei giornali, d’ora in poi.

E intanto, aspettiamo un nuovo device, che potrebbe sollecitare proprio la fantasia di chi ha sempre lavorato con i periodici. Come dice Virginia: “The Apple tablet may or may not be a 10-inch iPhone; it may or may not
appear in the spring; and it may or may not make pixelated magazines
feel magaziney again. We’ll see. A wishful demo of what Sports
Illustrated would look like on a tablet computer can be found at “Sports Illustrated — Tablet Demo 1.5” on YouTube”.

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  • Ovviamente possono convivere, il problema è capire chi dà da mangiare a chi, i grossi gruppi editoriali della carta possono permettersi l’ubiquità grazie alle sovvenzioni pubbliche, è molto difficile invece immaginare un portale che sbarca in edicola (oppure è già successo?)

  • Mi pare sdogani anche e soprattutto i tempi non solo dei lettori, ma di chi scrive: inevitabilmente per pubblicare su carta ci si mette di più, almeno una notte. Su Internet è questione di minuti.
    Però un magazine che si rispetti, e che duri, è qualcosa di diverso di qualcosa fruibile velocemente. Penso che la natura di un magazine, online o cartaceo, sia essenzialmente di approfondimento.
    Un magazine ha senso se approfondisce i temi e li espande, anche con reportage ecc. (infatti, a mio avviso, ha bisogno di molti soldi).

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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