Home » Approfondimenti » Attenzione media » Readings #3 – Daniel Kahneman on information and more
Attenzione media visioni

Readings #3 – Daniel Kahneman on information and more

Daniel Kahneman risponde al tema lanciato da un’intervista di Edge a Frank Schirrmacher, che di questi tempi è ossessionato da una domanda: è
chiaro che la tecnologia sta cambiando la capacità umana di pensare, di
ricordare, di esprimersi; è chiaro che le persone sono sempre più
dipendenti dalle tecnologie; c’è qualcosa di fondamentale che sta
succedendo; ma la cultura umana sta evolvendo in modo sufficientemente
veloce per adattarsi a tutto questo? Kahneman dice che è possibile che il sistema dell’informazione attuale stia cambiando il nostro modo di essere umani e la nostra coscienza. Per comprendere in che senso è probabile che il filone di ricerca più importante sia quello di studiare i giovani. E da questo punto di vista c’è un fatto facilmente osservabile: usano molto il computer, ma questo non li ha resi tanto diversi; casomai sono diventati incredibilmente bravi a cercare informazioni.

L’autenticità come tema di dibattito declinante per quanto attiene ai video di successo “autobiografici” pubblicati su YouTube. Secondo uno studio di Aymar Jean Christian pubblicato su FirstMonday. Si scopre che il pubblico di questo genere preferisce l’emozione all’autenticità: come se non ci fosse distanza tra fiction e documentazione. Perché ciò che si cerca non è una descrizione della realtà ma una soggettiva partecipazione emotiva. Lo studio non è basato sull’analisi di tendenze quantitative, ma su una buona conoscenza del fenomeno dal punto di vista qualitativo.
Note di Loredana Lipperini sugli eBook, per sdrammatizzare un argomento che sembra stretto tra paure e cinismo editoriale.
Segnali e tendenze della nuova imprenditorialità, da San Francisco all’India nei link di un pezzo di Vivek Wadhwa su TechCrunch. Ovviamente molto verde. Con un forte appoggio alla Kauffman Foundation, notevole esperienza, approvata dall’Ocse.

Bella narrazione della vicenda del Muro di Berlino sul New York Times. Le foto con gli stessi posti allora o oggi… Dal grigio più tetro al colore della ricostruzione.

Impostazione culturale e persone che intervengono molto simili a Nòva e a Equiliber per Oilproject. Lo dimostra il programma di novembre e dicembre.

——————
——————

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

  • Scrivi “Si scopre che il pubblico di questo genere preferisce l’emozione all’autenticità”. Lo trovo vero. Già da tempo Postman titolava il suo libro “Amazing ourselves to death”. Technopoly non è tanto interessata al vero o all’autenticità, quanto allo stupire, al distrarre, al divertire. E più banda larga abbiamo più la Rete diventa simile ad una televisione con le persone dentro, tutte quante a dare spettacolo.
    Ho notato che spesso si parla di social, di scambio, di comunicazione in rete ma quando si arriva a punti in cui è necessaria una comunicazione veramente autentica, personale, chiara, diretta delle proprie intenzioni e del proprio sentire, allora ritorna comoda la natura fondamentalmente distaccata della Rete. Tanto quanto la Rete ci consente di comunicare in modo immediato con un numero elevato di persone, altrettanto ci consente di arroccarci in miriadi di nicchie quando c’è qualcosa di scomodo da affrontare.
    Quindi iniziamo da noi stessi, quando ti chiesi una risposta autentica rispetto ad alcuni progetti di cui avevamo parlato e di cui autenticamente ti descrissi il mio sentire, non ho mai più avuto risposta. Come mi diceva Magatti quando l’ho intervistato, “il limite grande della rete è la mancanza della relazione diretta, della relazione faccia a faccia, della complessità della relazione contestuale e in qualche modo il suo limite è quello di costruire una rete di relazioni che rimangono per definizione sempre suscettibili di essere sciolte da parte del soggetto che partecipa.”

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi