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Ghezzi, Galimberti, Erice e la specie mutante

Il paragone della giornata, pensando all’ambiente.. La specie umana è come una specie di batteri che uccide il proprio ospite. E allora muore anch’essa. A meno che non evolva attraverso una mutazione che la trasformi da parassita in simbionte. Ma mentre per i batteri la mutazione non è che genetica, per gli umani è anche e soprattutto culturale. E i pensatori o gli artisti che provocano mutazioni culturali sono la salvezza dell’umanità.

umberto Galimberti ha apprezzato il paragone. Lui del resto aveva detto: l’umanità è ospite, non dominatore, della natura. Ghezzi non sa del paragone, ma lo incarna. Con il suo “Vento del cinema” di Procida, può provocare feconde mutazioni. Oggi ha presentato La Morte Rouge, di Victor Erice, ed è stato una meraviglia.

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  • Al suo pensiero cock_TAIL di giornata aggiungerei la ri_lettura delle primissime pagine de ” Il sistema periodico ” di Primo Levi – lei parla di
    MUTAZIONE proprio nel bel mezzo di un naufragio e non si accorge che la SALVEZZA le verrà dall’ECTOMIA ( taglio affinché ricresca più forte ) / se ha del tempo libero si guardi questo video.
    http://www.youtube.com/watch?v=fQ_9-Qx5Hz4
    Con simpatia
    Vincenzo

  • Quello con i batteri è paragone eccessivo e sbagliato, scaturito da è un’eccessiva considerazione di noi come specie.
    Gli umani certamente devasteranno la Terra, ma non la uccideranno; al limite spariranno in gran parte, ma nuclei sparsi sopravviveranno per ricominciare la sarabanda.
    In fondo è la stessa sindrome degli avari e dei dittatori, persone che accumulano cose che non si possono portare apresso, sotto terra, e uomini minuscoli che cercano d’imporre le loro idee con la violenza al mondo, senza rendersi conto che, nei confronti di Gaia, la loro vita è più banale di un’effimera.
    Bisognerebbe rileggere “La morte dell’erba” per interiorizzare la terribile realtà di un pianeta che può scrollarsi di dosso questa patetica umanità che, per sentirsi riconosciuta, deve esibirsi in riti inutili, come i week-end fugaci fatti di interminabili file, iscatolati nelle autostrade, o l’ammassamento in uffici e scuole (quando si potrebbe tele-lavorare e tele-studiare), al solo scopo di soddisfare la nevrosi di controllo di quelli fanno una miserrima imitazione di maschi e femmine alfa.

  • Soliti discorsi elitisti: è l’umanità, bellezze. L’umanità cambia il pianeta da centinaia di migliaia di anni. Andate a vedere cosa è stato scoperto di com’era l’Australia (per fare un paragone in armonia con la citazione di Roberto) 50.000 anni fa e come è ora. Di mezzo c’è l’arrivo di un pugno di immigrati che un grande ecologo australiano ha definito “mangiatori di futuro”. Persino le foreste di eucalipti non c’erano, sono cresciute sui resti bruciati delle precedenti foreste decidue. Tele-lavoro, giustissimo, ma solo se l’output è commisurato al reddito: l’umanità è quella che è.
    P.S. Gaia non esiste. Per quello il paragone con i batteri è fuorviante, non esiste alcun organismo ospite, e non è l’umanità l’unica specie che distrugge il suo ambiente per poi andarsene da un’altra parte. Anche le mandrie di bisonti in Nordamerica facevano così, perchè non avevano nemici naturali che ne fermassero la furia devastatrice sulle praterie (i pellerossa avevano sterminato tutti i predatori). Mangiavano mangiavano, poi quando l’erba era finita si spostavano o crepavano. (per’altro, al posto delle praterie c’era boscaglia, bruciata dai pellerossa stessi). Alla faccia dell’armonia. Molto prima, l’apparizione delle alghe produttrici di ossigeno (le alghe azzurre) hanno distrutto l’ecosistema in cui loro stesse erano nate (e quasi tutti gli organismi esistenti, per i qali l’ossigene è velenoso). Dov’era Gaia allora, oppure questa è una Gaia II, o III, IV, XXXVII ?
    Tagliare, propongo che si offrano volontari quelli che propongono il “taglio”.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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