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Discussioni: De Benedetti e il pagamento dei giornali

Dopo il post che analizzava la proposta di CarloDe Benedetti di dare una quota di quanto gli utenti pagano per l’Adsl ai quotidiani c’è stata una notevole discussione. A tratti satirica, generalmente critica. Alcuni approvano. Ecco alcuni blog che hanno commentato. Luca BonesiniAntonio DiniPenne Digitali. Ed ecco i commenti (su questo blog, su Facebook e su FriendFeed):
E quest’obolo come lo chiamiamo? Perché la chiesa cattolica non dovrebbe chiedere l’8 per mille sull’ADSL? Perché noi blogger non dovremmo chiedere la nostra fett(ina)? E perché non darne un tot alla ricerca scientifica o alla fame nel mondo?

De Benedetti pensi a trovare un modello di business online funzionante e smetta di pensare a trasferimenti dallo Stato che tanto gratta gratta sempre quello vogliono i nostri imprenditori. Perché, la butto lì, il gruppo l’Espresso non è capace di entrare nel mercato delle ADSL? Scommetto che se domani arriva a una quota rilevante di mercato poi non ha più voglia di cederne un po’ all’Eco di Bergamo o al Manifesto.

La verità vera (ci ho scritto un capitolo intero) è che i giornali perdono dagli anni ’60 ininterrottamente e Internet ha rappresentato al massimo un’accelerazione. Quindi pensassero a rifondarsi riprendendo a guardare ad essere leali verso i lettori e non solo ai politici e agli sponsor…

Visto che ho appreso questa sorprendente notizia dal blog di De Biase e non dal sito del Sole 24 Ore, mi chiedo a chi dovrebbe andare la quota del prezzo dell’ADSL.

Una sorta di canone Rai versione web. E’ autoevidente che i provider si rifarebbero dell’intera quota sull’utenza, così come ha fatto Murdoch con l’aumento dell’Iva a Sky. Ci troveremmo quindi a pagare una percentuale in più per un servizio non richiesto: io, per esempio, i quotidiani ITALIANI online (mi peerdoni il buon Luca) li clicco sì e no una volta ogni tanto. Se in cambio mi chiedessero un centesimo, smetterei di cliccarli del tutto. Con la coscienza totalmente pulita. Già pagare il canone Rai mi fa girare gli zebedei, per gli evidenti motivi che tutti sappiamo, pure quast’altro balzello devo aspettarmi? Poi, si spalancherebbe un portone dove, a buona ragione, chiederebbero di passare le majors discografiche e musicali, i produttori di videogames, le case di software. E perché no, i produttori di materiale porno che sono un traino ben più forte delle news di De Benedetti?
Alla fine della giostra, quanto verrebbe a costare una connessione Adsl? Torneremmo tutti al doppino a 56k. Il che, magari, scopriremmo essere pure un bene: si tornerebbe a considerare Internet come un servizio utile, da sfruttare solo quando serve.

Ho sentito che i sindaci delle principali località balneari,letta la brillante proposta dell’Ingegnere, pretendono ora che Società Autostrade, Trenitalia, Alitalia, oltre che ad IP, Erg ecc. gli destinino una quota dei ricavi poichè evidentemente guadagnano sulla gente che deicide di andare al mare e sul lavoro degli abitanti della costa…Da come parla De Benedetti sembra che i tre milioni di visitatori unici che quotidianamente finiscono su Repubblica.it rappresentino un problema e non un’opportunità.

Le fonti di quel 30%?

E comunque: tassare gli utenti di un’infrastruttura per sovvenzionare servizi che non riescono ad utilizzare con profitto l’infrastruttura stessa ai danni dei servizi che invece ci riescono?

mi sembra una provocazione, piu’ che una idea… ci sono modelli di business alternativi molto piu’ onesti e coerenti con il rapporto valore generato — utenza.
per esempio, perche’ non fare pagare il giornale con una subscription fee ragionevole, differenzaiando l’offerta tra versione a pagamento e versione gratuita. banalita’?
Del resto, non e’ vero che il pubblico su internet dirotta sempre verso la soluzione A GRATIS. qualita’ e serieta’ del servizio offerto vengono sempre ricompensate. ma questi estimatori del libero mercato fanno orecchio da mercante (sovvenzionato)

Ha senso quello che dice De Benedetti. Certo, l’equazione: giornali stampati-giornali resi = lettori migrati su internet, mi sembra un po’ forzata, e sicuramente dovrebbe tener conto di variabili e parametri che la rendano più complessa… Un dubbio, però, mi viene spontaneo; da uomo della strada: visto che l’Adsl consente di scroccare senza dover andare fino all’edicola, e quindi si configura come un servizio da far pagare all’utente finale, non è che i 20 euro (in media) attuali lieviteranno di quella quantità tale che tlc, o chi altri nel mercato, non vorranno accollarsi? Poi: a quel punto, i quotidiani saranno soltanto gratuiti (introiti da adsl + pubblicità), e tutti si metteranno a fare i quotidiani on-line… Tutti. La qualità? Certo, i peggiori siti d’informazione avranno un traffico scarso che non ne giustificherà la presenza, ma sarà comunque un far west…

Quella di De Benedetti mi sembra una soluzione con la quale fare soldini facili e immediati per recuperare quello che si sta perdendo con il pauroso calo di pubblicità. La soluzione, invece, andrebbe trovata negli investimenti in innovazione.

Mi chiedo, ancora: come verranno divisi questi soldini? Saranno dati soltanto ai giornali e alle televisioni ? – perché le tv non dovrebbero pretenderli? – E un bloger ne avrebbe diritto, visto che lo stato pretende una registrazione presso il tribunale della sua attività di informazione? Non si ribellerà qualunque altra attività, quel 70%, che su internet genera traffico? Youtube che male ha fatto…? Allora si procederà a una suddivisione dei proventi (tassa?) adsl proporzionale al traffico generato?

Come tu dici, andrebbero premiate le idee virtuose; gli imprenditori che investono in innovazione. La carta sono alberi tagliati… I quotidiani, a pagamento o free press, sono un costo sociale non da poco per quanto riguarda smaltimento ed eco-danni. Il loro posto è davvero solo su internet, visto che c’è la tecnologia e gli unici dati di aumento di pubblicità riguardano…

Allora incentiviamo questo passaggio epocale (con soldi pubblici e varie tassine…) trovando soluzioni tecnologiche che coinvolgono tutti i nuovi supporti mediatici, e per chi non ci capisce un’acca di internet ed è in ritardo sulle nuove tecnologie, utilizzando la televisione (Ormai a 42, 50 e passa pollici, al plasma e altri schermi, che anche un 90enne può leggere agevolmente… Magari, utilizzando un semplice telecomando a 3 pulsanti e basta…). Il televideo ha fatto epoca.

Basta soldi facili, ma idee idee vincenti ed ecosostenibili. Allora sono disposto a dare, direttamente o indirettamente, anche più di 2 euro dei miei soldi per essere informato (se la qualità non cala…).

Ah ah sono veramente alla frutta! 😉

Lo 0.1% della mia ADSL a te, Luca, che mi hai portato a conoscenza di questa notizia! Ah ah!

E lo 0.1% a twitter dove l’ho vista per la prima volta. Ah Ah!

E lo 0.01% twitter lo gira al tuo account twitter poiche’ l’hai scritta tu su twitter. Ah Ah!

Ma in realta’ io ho letto il tuo twitter del commento fatto da Gennaro e un 0.001% lo voglio dare anche a lui perche’ in fin dei conti il pensiero originale l’ha avuto lui mentre il Sole24Ore non ha fatto altro che ricopiare una agenzia di stampa … Ah ah!

Ah … io uso una connessione ad Internet (diritto all’accesso all’informazione come diritto basico!) offerta gratuitamente dal comune, quindi io tecnicamente pago 0 euro.

Beh 0.1% di 0 e’, se non erro, 0 euro. E via zerando … 😉

Ah ah ah

Ok. Ok. Idea attaccabilissima. Addirittura risibile, come suggerisce bene il commento di Paolo. Una sola considerazione a favore: ad oggi e da sempre gli unici che guadagnano veramente sono i carrier che sfruttanoo il traffico generato esclusivamente da contenuti di terzi. Che gli editori tradizionali siano risibili nel loro tentativo di sopravvivere, dopo sottovalutato se non addirittura contato sul fattore “kill the cat” stile minitel, è indubbio. Che non sia più possibile che migliaia di editori online siano strozzati nel vuoto del “gratis” e debbano sottostare ai ricatti di Google Adds è una dato incontrovertibile.
Siamo poi così certi che un meccanismo come quello della famigerata SIAE, certo rivisitato per l’occasione, e, appunto, finanziato dai carrier non potrebbe essere un aiuto credibile?
My 2 cents.

Marco Rubino

Marco Rubino

è una buona proposta!
Ieri alle 16.59 · Elimina
Renato Sartini

Renato Sartini

vado a leggere…
Ieri alle 17.11 · Elimina
Juan Carlos De Martin

Juan Carlos De Martin

Bella la tua analisi, Luca. Io pero’ chioserei che prima di chiedere nuovi soldi sarebbe forse il caso di ripensare da zero i 700 milioni di euro di soldi pubblici dati a fondo perduto all’editoria con criteri spesso molto discutibili.
Ieri alle 17.14 · Elimina
Francesco Sullo

Francesco Sullo

Mi suona male. A voler essere onesti bisognerebbe prendere una parte dell’abbonamento ADSL e dividerlo fra tutti i produttori di contenuti, giornali o blog che siano. In fondo il *lavoro* è il medesimo.
Ieri alle 17.29 · Elimina
Daniele Salvaggio

Daniele Salvaggio

Lo tzunami del digitale sta arrivando anche nei media…la musica in questo senso può davvero rappresentare una case history interessante, è l’unica realtà al momento che ha saputo trovare una risposta legale
Ieri alle 17.31 · Elimina
Davide Ferrari

Davide Ferrari

è accanimento terapeutico su di un moribondo. Una proposta simile a tassare i CD vergini con la presunzione che servano a ledere i diritti d’autore.
Ieri alle 17.33 · Elimina
Alessandro Nasini

Alessandro Nasini

ma per favore! sembra la storia del bollino siae sui cd vergini…
Ieri alle 17.34 · Elimina
Agnese Vardanega

Agnese Vardanega

ma andiamo! dovranno passare sul mio cadavere per estirparmi i soldi dal portafogli …
Ieri alle 19.21 · Elimina
Rachele Gonnelli

Rachele Gonnelli

free Internet e per noi vada come deve andare
Ieri alle 19.24 · Elimina
Francesco Sullo

Francesco Sullo

La stampa deve semplicemente recuperare una dignità ed un valore, dopodiché la gente sceglierà di spendere per seguirla. Fintanto che fanno tutti avanti a forza di notizi d’agenzia, perché mai si dovrebbe pagare per avere sempre la stessa brodaglia?
Ieri alle 19.26 · Elimina
Giorgio Meletti

Giorgio Meletti

Diciamo che si va per tentativi… Poi se i giornali devono avere una parte della bolletta Adsl perché generano il 30% del traffico, quanto potrebbero pretendere quelli del restante 70%? Per esempio: i siti porno? E i produttori di musica e cinema che vengono scaricati? E le banche online? E le biglietterie elettroniche?
11 ore fa · Elimina
Luca De Biase

Luca De Biase

c’è questo commento al post segnalato sopra: 

By emilio raiteri on September 24, 2009 5:58 PM

Ho sentito che i sindaci delle principali località balneari,letta la brillante proposta dell’Ingegnere, pretendono ora che Società Autostrade, Trenitalia, Alitalia, oltre che ad IP, Erg ecc. gli destinino una quota dei ricavi poichè evidentemente guadagnano sulla gente che deicide di andare al mare e sul lavoro degli abitanti della costa…

11 ore fa · Elimina
Giorgio Meletti

Giorgio Meletti

Ah ecco… in realtà la logica è quella di finanziare i giornali con una tassa, tipo canone Rai: quello propongono di infilarlo nella bolletta elettrica, questo nella bolletta telefonica. Da qui la fantasia si sbizzarrisce: perché non devolvere una quota dei ticket sanitari alla Philip Morris e ai comuni di Langhirano, San Daniele e Felino (per tacere di Colonnata)?
11 ore fa · Elimina
Renato Sartini

Renato Sartini

@Meletti
E’ quello che penso anche io, e che ho riportanto in una nota anche quì pubblicata. Un blogger con un elevato traffico di contatti (visto anche che lo stato vorrebbe che la sua attività d’informazione venisse registrata, alla pari di una testata, al tribunale…) non potrebbe pretendere di avere una giusta quota dei proventi (tassa?) sull’Adsl?
11 ore fa · Elimina
Luca De Biase

Luca De Biase

i blogger sanno che se vogliono essere “stampa” dovranno sottostare anche alle regole speciali della stampa, mentre se vogliono essere persone che si esprimono saranno libere sia degli obblighi che dei vantaggi…
9 ore fa · Elimina
Francesco Sullo

Francesco Sullo

Voglio precisare che quando si parla di qualcosa prelevato direttamente dall’ADSL che siamo tutti portati a pensare che per noi non cambi nulla. Ma ovviamente non è così perché il provider mica ci può rimettere. E di conseguenza saremo noi a pagare quel più. Pertanto preferisco pagare ciò che voglio io e non ciò che decidano gli altri.
9 ore fa · Elimina

ottimo. allora visto che io cliccando sui siti dei quotidiani genero revenue per loro, in base a questa logica (parola grossa) voglio anch’io la mia parte di grana 😉 – vanz


non mi convince per nulla. Chi sono gli editori che ne dovrebbero beneficiare? Perché non fare lo stesso per musica e altri contenuti piratati? Chi stabilisce quanto? Il traffico fatto dall’estero? Non lo vedo praticabile – Luca Conti
a me pare un modo per aggirare il problema. una sorta di autotassazione per la sopravvivenza. – davide turi
non mi sembra corretto. e’ come quando hanno aumentato il costo dei cd vergini perché si presupponeva che la più parte di qusti fosse utilizzata per fini illeciti. De Benedetti, che pure stimo, pensa purtroppo con una mentalità ancora vecchia e legata a vecchi schemi. Qui si cerca la pezza anziché progettare e ridefinire totalmente il business. Mi ricorda la situazione che Elserino Piol descriveva per la sua Olivetti degli anni ’70, quella che ha preferito la macchina da scrivere elettronica al personal computer. Miopia del vincitore, la chiamava Piol. Anzi, la situazione è ben peggiore. ciao, zeno – zeno
io vedo la questione da un altro punto di vista: perché salvare i giornali (ma potrebbero essere le banche, la FIAT, Alitalia o qualunque azienda privata)? Se il loro modello di business è sostenibile si salveranno da soli. Se non lo è, l’evoluzione farà il suo corso. – Matteo
tanto l’80% del mercato ISP è direttamente o indirettametne in mano a telecom (che si mettano d’accordo tra loro, eventualmente). – gluca – [mini]marketing
Significa semplicemente replicare i criteri della Siae per la musica agli editori sul web. io invece aiuterei i giornalisti che vogliono mettere su una testata propria facilitando l’apertura di nuovi giornali. Pensa che pazzo che sono. –valentino spataro
@Valentino: io inizierei ad eliminare l’ordine dei giornalisti e le anacronistiche leggi italiane sulla stampa, più che altro. – Matteo
io spero si tratti di una provocazione… – Massimo MaxKava Cavazzini
bella l’analisi di Quintarelli sull’argomento. la domanda finale è: saremmo disposti a spendere 120€/mese per il collegamento internet? Mi sa che la soluzione sta da un’altra parte, micropagamenti? – franco aka Aiace
Mi sembra un’ottima idea! Ma mi spingerei più a fondo. Proseguendo su questo ragionamento, oltre a pagare gli editori per quel 30% di traffico, bisognerebbe anche ricompensare adeguatamente chi genera l’altro 70% dei contenuti che vengono visti. Di questi tempi direi che circa il 50% di questi contenuti sono generati da utenti (credo che la mia valutazione vale tanto quanto quella di de benedetti). Ovvero da noi stessi. Quindi se dobbiamo pagare 2 euro al mese per i quotidiani, mi aspetto di ricevere 3 euro al mese per i contenuti che genero. Non vedo l’ora di poter godere di questo euro di sconto. – Paolo Valdemarin
bravo Paolo – zeno
Io ho una mia idea, non dimostrabile. GLi editori non sono stupidi ma sanno benissimo che l’informazione deve cambiare e questo deve passare attraverso una profonda ristrutturazione (leggere licenziamenti in massa) e stanno aspettando di entrare in grave crisi per poter licenziare a palla e ristrutturarsi con l’aiuto dello stato. – wolly
l’affermazione meno convincente di tutte in quello’articolo è l’ultima e cioè che la sua ricetta sarebbe un modo per difendere la libertà del giornalismo indipendente. Questo è un tranello in cui non cadere: giornalismo ed editoria sono due cose diverse. – Nicola Mattina da fftogo
Secndo quintarelli le news valgono meno del 5% del traffico, altro che 30%! http://blog.quintarelli.it/blog… – franco aka Aiace
L’affermazione è poco convincente, parafrasando quanto ha detto Nike “non siamo nel business di salvare l’editoria, ma in quello di offrire informazione di qualità al pubblico” Sta all’editoria trovare nuovi modelli di business all’interno della propria offerta di valore, non cercare di recuperare risorse altrove ed esternamente. Questo non è mercato. – Maurizio Goetz
tassare gli utenti di un’infrastruttura per sovvenzionare servizi che non riescono ad utilizzare con profitto l’infrastruttura stessa ai danni dei servizi che invece ci riescono? – Federico Bo
ma perchè bisogna salvarli al posto di investire le proprie risorse in modo più adeguato al mondo in cui ormai viviamo? potrebbero chiudere bottega ed investire nel campo dei rollable screen (scherzo) oppure, seriamente, nel rendere adeguati al mezzo internet i portali dei giornali .. se vogliono salvare il giornalismo potrebbero iniziare a valutare il grado di trustness raggiunto dalla rete oggi.. è il sistema dell’editoria che va riformato e aggiornato, a mio vedere… – Alessandro Fontana
@Matteo, l’unica differenza e’ che produrre informazione e’ costitutivo per la democrazia, produrre thema, punto o 500 non lo e’. – Alessandro Lanni
@Alessandro lo è fino a che non hai un editore a cui fare riferimento – wolly
@wolly, non so ti riferivi a me. se si’, non so bene cosa significa “fare riferimento a un editore”. per fare informazione fino a ora ci voleva qualcuno che ti pagasse per farla, ossia un editore (o una coperativa, ma vabbe’). il prodotto notizia e’ un “prodotto” sui generis e per questo non e’ sul mercato nello stesso modo delle lavatrici. –Alessandro Lanni
Si Alessandro mi riferivo al tuo intervento, io credo che il futuro dell’informazione sarà di cooperative tra giornalisti, liberi dal peso di un editore di riferimento. Ora come ora non esiste un informazione libera(secondo me ovviamente). – wolly
l’unica possibilità è la multicanalità e la diversificazione delle revenue – Maurizio Goetz
Il mondo dell’editoria deve trovare dei nuovi modelli di business. Di sicuro è finita l’epoca delle vacche grasse e dei profitti iperbolici. Sono rimasti indietro ed ora cercano di conservare la loro rendita di posizione………. Mi preoccupa piuttosto l’asse potere politico/lobby editoriale che può provocare danni enormi alla libertà di espressione ed alla libera circolazione delle idee. – Mario Sabatino
È sbagliato il presupposto, cioé la presunzione di meritare dei soldi a prescindere. – Nicola D’Agostino
@Alessandro: è costitutivo per la democrazia produrre informazione libera e uno dei presupposti della libertà dell’informazione è la sua indipendenza economica. Come fare? Con le piccole cose, leggi semplici che producano circoli virtuosi. Per cominciare: mi quereli per diffamazione o intenti una causa civile contro di me e vinci? Bene, ne pago le conseguenze. Ma se perdi la causa mi paghi i danni: salati, subito e automaticamente. – Matteo
Anche i beni primari sono fondamentali, ma non per questo devo dare un sussidio a chi produce pane, latte e beni di prima necessità. Se un’azienda non sa stare sul mercato deve chiudere. – Maurizio Goetz
@maurizio piano con il mercato davanti a tutto, l’informazione non è un bene come il pane o il latte. E’ un servizio, è il quarto potere (ancora?). Quindi bisogna trovare una quadra. Personalmente vedo una frammentazione del giornalismo con editori (di news e di giornali, per i libri è un’altra storia) che devono trovare un nuovo modello di business (micropagamenti su web, e-book con abbonamenti a tema, con tariffa flat+ a consumo?). Occorrerà anche trovare un sistema di ranking dei contenuti e degli autori… – franco aka Aiace
Per me occorre garantire libero accesso a tutti e pari opportunità, poi è il mercato che si deve sostenere, prevederei anche possibilità di aggregazione di contenuti per giornalisti indipendenti, ma non riesco a spiegarlo in poche righe. – Maurizio Goetz
poi uno si alza e chiede a De Benedetti: quindi visto che il 30% del tuo traffico arriva da google poi tu giri quei soldi a Mountain View? – massimo mantellini
aggiungo, massimo: e quei soldi che guadagni dai banner sul tuo portale di notizie, me li ristorni alla fine dell’anno? – gluca – [mini]marketing
Ok. Ok. Idea attaccabilissima. Una sola considerazione a favore: ad oggi e da sempre gli unici che guadagnano veramente sono i carrier sfruttando quanto generato dai contenuti di altri.. Che gli editori tradizionali siano risibili nel loro tentativo di sopravvivere è indubbio. Che non sia più possibile che migliaia di editori online siano strozzati nel vuoto del “gratis” e debbano sottostare ai ricatti di Google Adds è una dato incontrovertibile. Siamo poi così certi che un meccanismo come quello della famigerata SIAE, rivisitato per l’occasione, finanziato dai carrier non possa essere un aiuto credibile? – Bonsarto

“ad oggi e da sempre gli unici che guadagnano veramente sono i carrier che sfruttanoo il traffico generato esclusivamente da contenuti di terzi.” A parte che su questo, in Italia, l’unico carrier che ci guadagna veramente, per ragioni storiche e regolamentari pregresse, è Telecomitalia. – gluca – [mini]marketing 

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Rispondi a Marco Cancel reply

  • Povero Ing, anche lui invecchia e deve inventarsi qualcosa per dare conto che esiste. Passati i tempi della fine ricreazione. Che stia cercando di vendere Repubblica perchè non finisca in mano al figlio traditore ? Un po’ come la proposta di tassare i patrimoni dei cittadini italiani, per la quale da cinico quale sono faccio notare due cose:
    1) Dallo scorso marzo l’Ing. è cittadino svizzero (sound familiar ?)
    2) Il traditore figlio Rodolfo non lo è….

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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