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Media sociali: riflessioni di Colombo e Rodotà

Fausto Colombo ha detto al Pd di Pesaro che internet non si interpreta come antagonista degli altri media, ma come parte di un insieme che ha chiamato, sulla scorta dei saggi di Roger Silverstone, Mediapolis. Fausto aveva scritto sul suo blog.

Internet, dice Colombo, non risolve i problemi di carenza di qualità nella produzione mediatica. Non è di per sé il generatore di una nuova opinione pubblica. Ma casomai un correttivo alla crisi della democrazia. Perché un sistema progredisce in una direzione di maggiore democraticità per una quantità di variabili sociali, culturali e istituzionali. Ma una di quelle variabili è la diversità del sistema mediatico. E non c’è dubbio che l’introduzione dell’internet nel sistema aumenta la diversità. Ma per giudicare internet occorre, dice Colombo, valutarne le conseguenze e i risultati: alla fine, se non migliora davvero il dibattito democratico, se non migliora l’informazione in circolazione, se non fa aumentare la quantità di persone che partecipano alla democrazia, allora non può essere valutato positivamente. Non c’è un automatico rapporto, dice Colombo, tra l’esistenza dell’internet e la democraticità. L’occasione offerta da internet va colta, oppure si perde.
Stefano Rodotà contesta alcune idee diffuse sulla dinamica internettiana. Rodotà dice che internet non è una soluzione sostitutiva di altri media, ma una dinamica che si aggiunge a quello che c’è. La diffusa disillusione che si lamenta di questi tempi sulla rete è in fondo frutto di un eccesso di fretta nel giudizio sulle conseguenze di internet. Se si riesce a comprendere che i tempi storici del cambiamento – anche quello connesso a internet – sono diversi da quelli che qualcuno aveva sperato. E abbandonando l’ipotesi sostitutiva per passare a quella dell’integrazione con gli altri media, ne consegue che mentre procede il cambiamento, restano in campo anche vecchie dinamiche. Che, si potrebbe chiosare, si difendono contro il cambiamento. E il cambiamento avviene quando si formano dinamiche che catalizzano diverse dimensioni mediatiche, per esempio, l’insieme di web, piazza, televisione.
Se questo è vero, per Rodotà internet non è un mondo a parte. E’ lo spazio pubblico più ampio che l’umanità abbia mai conosciuto, ma occorre riflettere. Se non è un mondo a parte anche la libertà di espressione e le libertà personali non si difendono in modo autonomo su internet ma tenendo conto dei sistemi giuridici nel loro complesso. Il che significa anche che è possibile pensare regole che salvaguardino la libertà e la neutralità di internet, perché internet non è probabilmente capace di difenderle solo per via tecnologica. Il grande movimento della carta dei diritti di internet ne è un esempio (Rodotà ne ha parlato spesso e in rete si trovano svariati approfondimenti, tipo il resoconto di un discorso all’Igf a Cagliari). Un fatto importante successo recentemente è la decisione della corte costituzionale tedesca che ha stabilito il principio secondo il quale esiste un diritto alla riservatezza e integrità del proprio apparato tecnologico, con la conseguenza di avere definito l’esistenza di un continuum persona-macchina che lascia intuire l’emergere di una nuova antropologia.
Sta di fatto che la libertà di espressione è aumentata dalla presenza di internet. E che la difesa della libertà di espressione online è decisiva perché la società possa cogliere l’opportunità offerta da internet per migliorare il sistema dell’informazione. Non è una condizione suffiente per migliorare la democrazia. Ma è necessaria. 

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  • Letto con sufficiente attenzione l’articolo. Condivido complessivamente le riflessioni che evidenzi fatte da Colombo e Rodotà. Rispetto alle conclusioni, mi chiedo se il problema – almeno in parte – non sia nella definizion e di “virtuale” che lo allontanerebbe dunque dal mondo “reale”
    Saluti.
    PLuca

  • questa volta rodotà mi è piaciuto proprio …
    deve avere fatto un pò di esperienza sulla cosa, è proprio vero che solo quando ci “metti le mani dentro” capisci come funziona l’interazione (reale) tra i due mondi analogico e digitale.
    un (piccolo) passo in avanti … ma pur sempre un passo

Luca De Biase

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