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Veni, visti, velini

Oltre tutto, il reato di immigrazione clandestina fa venire in mente un sacco di storie paradossali. E se ne discorre in modo articolato. Sul Corriere si sono domandati se un turista straniero cui scada il visto mentre è ancora in Italia diventi automaticamente un criminale.

Non ci si pensa, ovviamente, stando chiusi qui dentro. Ma per venire in Italia dalla maggior parte dei paesi del mondo occorre un visto. Si possono trovare le istruzioni sul sito del ministero degli Esteri.
I motivi per chiedere un visto sono elencati in un apposito menu a tendina. Interessante notare come sono state scelte le voci per l’entrata in Italia per motivi di business. Sono previsti solo  quattro tipi di lavoro per chi viene a fare business in Italia: financial-commercial operator, fashion model, members of TV, radio or film crews, transport. Finanza, commercio, trasporti. Oppure moda e spettacolo. Stupisce un po’ che siano tanto evidenziati i temi di moda e spettacolo. Un imprenditore o un pittore o uno scienziato non troveranno una descrizione precisa del loro lavoro e forse si adatteranno a dichiarare di fare commercio. Ma una modella avrà una categoria ben precisa tutta per se.

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  • sulla questione immigrazione, “respingimenti” e altro, sono davvero interessanti gli articoli su “internazionale” di ieri!

  • Una cosa che nessuno sembra considerare è che se uno straniero arriva in Italia per stare due settimane in vacanza, da qualsiasi parte arrivi, entro 8 giorni dall’arrivo deve andare in questura e dichiarare che intende stare due settimane.
    Se non lo fa, dal nono giorno in poi è, a tutti gli effetti, un immigrato clandestino e quindi… d’ora in avanti, un criminale.

  • Per motivi di business la prima evidenza è che il turismo, con queste spade di damocle ne risentirà.
    Questa è la nostra strategia di attrazzione dei cervelli? No, certo qui si parla di affari altroché. Conosco di vicino questa opzione. Non prediligo menzionare il caso concreto perché darei la visibilità che non merita. Succede nella regione Marche, in cui il fashion è tuttologico. In breve, siccome si scopre dopo anni che gli istituti tecnici professionali sono desueti, che la defezione al mestiere da parte dei giovani è disarmante (per fortuna!) ci si inventa un scuola di formazione di design solo per immigrati, ma quelli di qualità eh.
    Con tanto di assalto alla diligenza dei fondi regionali per l’innovazione e il passepartout sempre verde della formazione. Questi cervelli dovrebbe venire in Italia per diventare ideatori di moda, progettisti modellisti e annessi. Non ci sarebbe niente di strano se non si dicesse che la domanda di designer è satura. Come quella di veline. Quella di addetti alla produzione invece? Il problema non si pone, c’è l’offsharing e l’outsourcing finché l’etichetta del “made in” lo permette. Ma se qualcosa salta, sappiamo già chi sono per dargli il permesso di soggiorno. I cinesi non ne hanno più bisogno ma qualche latitante dell’Est sì.

  • Con gli studendi universitari, allora, come la mettiamo ? Mi sembrano molto leggende metropolitane.

  • Gli universitari per gli ingressi hanno quote a parte, gestite dal miur e dalle ambasciate, ogni anno si pubblica un bando, è uscito un mese fa.

Luca De Biase

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