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Veronica Lario, Sofia Ventura…

Veronica Lario. Sofia Ventura. Citano, Thatcher e Merkel. Nilde Jotti e la Prestigiacomo. Il mondo è cambiato. Deve cambiare. Il potere non apprezza.

Dai tempi di Ilona Staller molto è cambiato, si diceva (grazie ai commenti). Vedremo alla fine quali sono le famose liste del Pdl per le europee. Ma l’impressione è che le proteste non potessero che venire dall’ambiente che esse stesse criticano.

La sinistra sembra lontana. Parla di fatti locali mentre tutto il mondo tiene conto, in modo più o meno rispettoso, del corpo delle donne in politica. Le immagini delle due prime donne di Spagna e Francia non erano certo esteticamente sgradevoli, anzi. Evidentemente questa questione non è soltanto italiana. Ed è profonda. Come giustamente sottolinea Ventura.

Ma è solo in Italia che il problema diventa così labirintico. Perché questo dibattito politico sembra una discussione su valori sociali e culturali miscelata nella sceneggiatura di una telenovela.

Il casting, organizzato con i corsi per europarlamentare, è stato fatto con la sapienza dell’impresario di maggior successo della storia d’Italia. E le indiscrezioni sono state pensate con la massima capacità di manovra sui giornali. Non è detto che le liste siano effettivamente quelle che sono trapelate. Ma se n’è parlato. Si è guidata la campagna elettorale in modo che si parlasse di quello che era scritto nella sceneggiatura. Tutto divertente, interessante, relativamente basso come tutto ciò che conquista molta audience in tv.

Per adesso, da questa situazione non si riesce a uscire. Ci vuole un racconto diverso, una sceneggiatura vera e propria per un film che non sia una telenovela ma un capolavoro d’arte e immaginazione. Bisogna dare una svolta al contesto culturale nel quale siamo invischiati. E per farlo non bastano piccole intuizioni, ma un pensiero davvero grandioso. Sul futuro che vogliamo costruire. Non per il godimento di breve durata, per la ricerca della felicità.

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  • facciamo lo stesso, ma al contrario: direttamente in tv, un “amici” o un “x-factor” che invece di aspiranti cantanti si occupi di aspiranti parlamentari (maschi e femmine però, pari opportunità). sarebbe un successone, televoti a gogo e share da record.

  • Ora che i paletti sono tutti infranti, solo un pensiero forte, dice Zizek oggi su la Repubblica, riesce a farsi spazio nella mucillaggine. Il problema è: a chi parla? Chi lo comprende? Con tanto di cappello per lui, ma la risposta è tre gatti. La pantomima con cui questioni private, direi quasi intime, ha invaso il dibattito pubblico non lascia spazio a eleborazioni da circoli filosofali.
    Allo stesso modo non c’è punto di ritorno nell’estetizzazione della politica che non è negativa in sé ma solo nel caso in cui, come ora, la forma rimanda ad un contenuto che è solo forma. Se l’immagine è fondamentale per muovere gli animi, che l’immagine sia, in fondo la metafora linguistica utilizza la stessa struttura. Già trovare una metonimia per rimbalzare il concetto che concorrenza vale merito sarebbe un successo. Come altrettanto quello che vorrebbe lo Stato come protettore è il medioevo per chi allo Stato non ha mai creduto, la grande maggioranza. Carlo Bastian oggi dal Sole, ha sottolineato positivamente quest’aspetto, quasi fosse il pegno che la politica si troverà scontare per le ingerenze ora necessariamente elargisce. Una grande capacità di controllo e di sfoltire gli intrecci tra pubblico e privato ne sarebbe la diretta conseguenza. La preoccupazione è che il valore della concorrenza come bene pubblico, esile più che mai ora, lasci il posto ad ulteriore commistione tra politica e affari.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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