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Che cosa ricorda questo stile didascalico?

Lo stile delle schede che accompagnano le fotografie del premier in Abruzzo pubblicate dalla Stampa:

“Maniche tirate su da uomo del fare, il premier operaio mostra una cartina (…)”.

“Il presidente del Consiglio indossa un casco rosso dei vigili del fuoco, s’informa sulle crepe più gravi, quelle a forma di X, già dialoga tecnico tra i tecnici”.

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  • E’ ancora presto per sentire cose del tipo: “il presidente, a petto nudo, con fare indomito e sprezzo del pericolo, prendeva con se’ sulle sue possenti braccia tutti i bambini presentatisi al suo cospetto, per trarli in salvo con un sol balzo nella limitrofa regione Lazio”

  • Tecnico tra i tecnici… sembrano scritte da Corrado Guzzanti (Fascisti su Marte). Solo che non c’è niente da ridere. Certo che gli autori delle didascalie si sono ‘sbizarriti’…

  • Mi permetto di giustapporre allo stile da expo d’altri tempi delle didascalie proposte, la richiesta di farsi indietro avanzata dal Presidente Napolitano ai giornalisti in occasione della sua visita alla tenda che ospita le salme delle vittime: ‘Non sono venuto qui per farmi fotografare’. Riportato dal TG1 oggi.
    Non sto insinuando che il Presidente della Repubblica abbia inteso lanciare messaggi subliminali. Le parole però risuonano, e la speranza è che qualcuno le colga.

  • Ah, no, adesso ho capito: quando l’Avvocato si faceva fotografare alla presentazione degli stabilimenti… alla Stampa si sono allenati allora e si sente la zampata dell’Ufficio Stampa Fiat.

  • potrei rispodnere che ricordano il duce nei campi di grano, ma sarebbe una battuta radical chic…diciamo allora che non ricorda certo la persona che aveva, solo pochi giorni prima, presentato una norma che “semplificava” la normativa antisismica.

  • potrei rispodnere che ricordano il duce nei campi di grano, ma sarebbe una battuta radical chic…diciamo allora che non ricorda certo la persona che aveva, solo pochi giorni prima, presentato una norma che “semplificava” la normativa antisismica.

  • Settimana Incom è già dopoguerra, quindi agiografia (moderata e gesuitica) dei caporioni democristiani che tagliano nastri degli stabilimenti delle aziende del nord calate nel mezzogiorno della generosa Casmez.

  • Scusate…solo una considerazione veloce da nulla: il problema secondo me non è che si senta o meno la zampata dell’ufficio stampa della fiat o che lo staff di berlusconi cerchi di spingere l’immagine del “presidente terremotato”, ma che un giornale – nemmeno l’ultimo della lista – si presti a tale agiografia.
    Un altra considerazione: vivo a milano da anni ma sono di origini umbre, e ricordo bene alcune cose relative a quello che colpi la regione nel 1997. Anche perchè ancora vivevo giù in quel periodo.
    RICORDI: ricordo i proclami dei politici di ogni colore (non è qualunquismo ma semplice constatazione) su cosa sarebbe stato fatto. Ricordo anche i giornalisti che riportavano pedissequamente su carta chilometri di promesse mai mantenute (non ricordo nessuno che abbia poi verificato quali e quante di quelle promesse sia stata mantenuta (un po sul modello del pezzo di di feo sull’ultimo numero dell’espresso).
    Ricordo le promesse sulla ricostruzione veloce ma ricordo anche mia nonna ultra80enne che lo scorso anno, 11 anni dopo, viveva ancora in una casetta di legno (l’evoluzione del container, dove aveva vissuto per anni). Ricordo che nessuno ha mai alzato la voce per chiedere dove fossero finiti i soldi di tante sottoscrizioni, ma nessuno (ovvio che quando scrivo nessuno bisogna leggere “quasi nessuno) poteva domandare nulla, perchè tutti avevano avuto il proprio tornaconto (chi una dichiarazione di inagibilità per la propria casa inabitabile, che magari aveva solo 4 crepe all’intonaco; chi un posto in regione, chi il figlio geometra sistemato in comune; chi parte di una donazione che non gli spettava, chi….finiamola qui)
    Vabbè, tutto questo per chiedere che, quando lo spazio dedicato al terremoto si sarà ridotto, quando il terremoto da notizia da apertura si sarà trasformato in ex notizia o quasi notizia….ricordiamoci delle promesse fatte e di chi le aveva fatte. Qualora non ne vnisse mantenuta qualcuna…..che ci sia qualcuno a ricordarglielo, ricordarcelo e chiderne conto.
    Chiudo con il testo di una lettera, scritta d un parroco (personalmente non sono credente, tanto per specificare) di un paese dell’appenino umbro marchifiano proprio nei giorni di quel terremoto. La lettere fu pubblicata in prima pagina, a tutta pagina, dal manifesto (non sono nemmeno comunista, specifico).
    Chiedo venia per tutti i refusi e per eventuali passaggi poco chiari, ma ho scritto d’impeto, senza pensare ne rileggere.
    Lo si temeva, i danni maggiori non li avrebbe fatti il terremoto. E con la tipica puntualità degli eventi commerciali è arrivato alla fine anche lui: Babbo Natale, con la sua slitta piena di regali per “le popolazioni così duramente colpite dal sisma”.
    Credo non ci sia mai stato nella storia recente un evento così catastrofico (non il terremoto, naturalmente, ma Babbo Natale). Una vera tragedia quella che ci ha colpito e che purtroppo non accenna a diminuire in questi giorni che dovrebbero essere di serenità. Una vera orgia di dolciumi, gite a Roma gratis, pernottamenti presso conventi ed enti benefici e soprattutto una quantità mostruosa di cibo e di giocattoli che hanno gravemente compromesso la già fragile salute della povera gente di montagna.
    I nostri bambini sono allo stremo, allucinati, abbagliati, frastornati stanno dando chiari segni di overdose. Cominciano piano piano a considerare questo evento catastrofico (non Babbo Natale, naturalmente, ma il terremoto), una fortuna piovuta dal cielo.
    Strani personaggi si aggirano tra i cointainers, affetti da sindrome di astinenza di bontà. E’ Natale, tempo di sentirsi più buoni, e allora vai con “la-partita-il-cui-incasso-sarà-devoluto-alle-popolazioni-così-duramente…ecc.”, vai con la trasmissione “in-diretta-con-i-bambini-terremotati”, vai con “la-nostra-azienda-sempre-attenta-ai-bisogni-dei-bambini…”. E Babbo Natale arriva con i pandori, le caramelle, lo spumante, la giacca a vento, ora travestito da multinazionale, ora da associazione benefica, ora da cristiano desideroso di aiutare “direttamente” (ecco la parola magica: “direttamente”, unita all’altra parola magica: “subito” e senza mai chiedersi se direttamente e subito corrispondono alla parola “bene” e “giusto”. Adesso è obbligatorio, da queste parti, presentarsi come bisognosi, recitare la parte del terremotato.
    Caro babbo Natale, ma lo sai che la gente adesso si mette in fila e litiga per un panettone e una scatoletta di tonno e si rode il fegato sospettando che il vicino abbia avuto il contributo dato da Canale 5? Io la gente fare a pugni per un pezzo di pane, l’avevo già vista, in Brasile… ma lì si muore di fame. Avevo visto anche i barboni chiedere l’elemosina o un aiuto… ma i barboni dormono sotto i cartoni. E anche gli extracomunitari che ti lavano i vetri al semaforo e stendono la mano, o che girano con le carrozzine piene di cianfrusaglie e ti pregano di comprarle, credo che non lo facciano per hobby. Quello che mai avevo visto è gente che non muore di fame, che in realtà non ha bisogno di niente… chiedere. Elemosinare, pretendere roba e regali; insultare volontari, accusarli di avere “imboscato la roba firmata”.
    Adesso che i bambini hanno un sacco di roba da gestire, dai giocattoli al libretto di risparmio generosamente donato dai Babbi Natali del settore “affari e finanza”. Finalmente anche loro sono entrati nel fantastico mondo dei grandi e si sono trasformati in piccoli imprenditori con tutti gli annessi e connessi, fino al sospetto che l’altro bambino abbia avuto di più. Un bambino mi ha detto che non poteva venire a messa perché doveva “andare a ritirare il regalo che aveva ordinato” (sic).
    Caro Babbo Natale, travestito da persona buona, ti rendi conto dei danni che hai fatto” I nostri bambini hanno ormai negozi interi di giocattoli e gli adulti non sanno più dove accatastare la roba accaparrata: perché non ti travesti da Ministro degli Interni e non ci regali un container un po’ più grande di 30 metri quadrati? Hai fatto un sacco di danni ma la cosa che non ti perdonerò mai è di avere rubato a tanta gente della montagna la forza, la saggezza e la dignità e di averci fatto scordare la solidarietà dei primi giorni del terremoto. Hai riportato finalmente tra noi la “normalità”: la gente è tornata a scannarsi come prima e più di prima (perché adesso la torta da spartire è terribilmente grande).
    Cari Babbi Natali, per favore, ridateci la bellezza del semplice “avere il necessario”; ridateci la pace di parlarci senza pensare che lui ha avuto più di me e che io potevo avere più di lui; ridateci il Natale che vi avete usurpato, per noi e per i nostri bambini, il Natale del bambino nato povero per i poveri (veri) e che noi abbiamo prima arricchito di tutte le nostre volontà di potenza per poi barattarlo con uno stupido e grasso personaggio nord-americano, vestito di rosso.
    Caro Babbo Natale, ci hai trasformato in un popolo di accattoni e di mendicanti di cose inutili. Ritorna, te ne preghiamo, con la tua bella slitta o con il trenino della Coca Cola là da dove sei venuto e non farti più vedere! Non ti sopportiamo più.
    Gianfranco Formenton – parroco di Villamagina di Sellano (PG)
    * Articolo pubblicato da quotidiano “Il Manifesto” sulla prima pagina del 23/12/97

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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