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Risparmi di democrazia

L’idea di far votare solo i capigruppo in Parlamento, seppure limitata a certi casi, è l’ennesimo tentativo di abbattere un tabù democratico. Risparmiare tempo non è una ragione per trasformare i parlamentari in un inutile orpello che rappresenta soltanto le percentuali di voti raggiunte alle elezioni. La discussione tra i parlamentari evidentemente non fa parte delle possibili sorgenti di buone idee nella mente di chi ha lanciato la proposta. Fortunatamente, dicono che la proposta non passerà. E vabbè.

Ma se invece dovesse passare, perché non portare l’idea alle sue naturali conseguenze? Perché lo stato dovrebbe pagare tutti quei parlamentari? Basterebbe calcolare quanti parlamentari si otterrebbero con i dati elettorali, sulla base di liste virtuali stilate dai capi dei partiti, e dichiarare che gli eletti hanno semplicemente ottenuto un’onorificenza, tipo “cavaliere”. Ma poi mica dovrebbero andare a Roma davvero, prendere uno stipendio, farsi pagare viaggi e spese di rappresentanza. Quelle scomodità inutili sarebbero evitate. Con un buon risparmio per la democrazia.

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  • La grande maggioranza dei nostri parlamentari è già un inutile orpello. L’idea in questione, per quanto insultante, non peggiora il nostro status di cittadini “rappresentati”, semplicemente ratifica una situazione di fatto. La diga parlamentare in Italia è stata irrimediabilmente compromessa dall’abolizione del voto di preferenza. Quello che capita e ancora capiterà sono tutte “naturali conseguenze” di quella riforma contro cui non si è mai abbastanza protestato.

Luca De Biase

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