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L’informazione e’ troppo importante per lasciarla ai generalisti

Gaspar Torriero segnala (via Jay Rosen) un pezzo sui modelli emergenti di giornalismo. E sottolinea che il primo problema dei giornali tradizionali è che sono generalisti. Mentre il pubblico, ormai, può cercare informazione soddisfacente aggregando diverse testate specializzate, i giornali tradizionali continuano a credere che una testata generalista possa soddisfare tutti. 

È un’obiezione forte. E motivata. Alla quale si può rispondere solo che una testata, dal punto di vista teorico, può avere un significato: quello di promettere un certo comportamento, un certo metodo, un certo orientamento. Che sia generalista o specialistica è meno importante della promessa che contiene. E che dovrebbe mantenere. Il problema è che per i giornali tradizionali sembra sempre più difficile mantenere una promessa. E per quelli generalisti la difficoltà si moltiplica per il numero di argomenti che affrontano.
Ma è anche vero che un buon giornale, dotato di una buona visione del mondo, di un buon metodo di raccolta e scelta delle informazioni, di una coerente e pragmatica linea editoriale, può essere d’aiuto per lettori che ne riconoscono il valore e ne verificano la trasparenza.

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  • L’opinione pubblica, almeno per come la si intende di solito, si forma, si migliora, si plasma, soprattutto grazie a strumenti generalisti. Questo e’ il senso tradizionale dei giornali, essere al servizio dell’opinione pubblica.
    Non vorrei che di nicchia in nicchia, quell’ultima parvenza di uso pubblico della ragione che e’ rimasto in ognuno di noi scompaia in virtù del successo delle testate specializzate.

  • Scusa Luca se mi permetto, ma la mia non è una obiezione. Direi invece che è la constatazione di un fatto.
    Sul timore che l’opinione pubblica non venga più “plasmata”, lo prendo come augurio di un futuro migliore.

  • Caro Gaspar, l’opinione pubblica e’ per definizione plasmata, non c’e’ opinione pubblica senza una pubblica discussione che la plasmi. Certo, la pubblica discussione deve essere massimamente libera e media debbono impegnarsi a fornire gli strumenti necessari per render la cittadinanza competente. Cio’ non toglie che i media che proprio facendo cio’ si adoperino a plasmare l’uso pubblico della ragione. La tabula rasa non v’e’.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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